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Il Giornalino

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Pasqua 2016 (Apri la versione PDF)

Mi colpiscono sempre, al ritorno di ogni Veglia Pasquale, di anno in anno, i racconti scarni dei 4 evangelisti nel loro tentativo di rinnovare l’annuncio, per la prima volta rivolto alle donne il mattino di Pasqua, che il Signore è Risorto. Ancora quest’anno, nel cuore della Grande Veglia, mi lascerò stupire da quel “perché cercate tra i morti il Vivente? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi ha parlato quando era con voi” (Lc 24, 5-6). Questi è l’annuncio risuonato la prima volta davanti ad un sepolcro vuoto. Già, come è possibile che l’Evento che fonda la mia povera fede di discepolo, Evento che non ha avuto testimoni, possa essere appeso al ricordo di una parola udita? La fede del cristiano appesa ad una parola per spiegare un Evento che puoi solo annunciare?!

Sono andato anch’io – da sempre lo desideravo - al sepolcro che gli archeologi indentificano con il sepolcro di Cristo. Queste identificazioni mi lasciano sempre un po’ scettico; comunque sembra molto probabile che, se non proprio in quel punto preciso, senz’altro in quei paraggi, sia stato deposto il cadavere di Cristo subito dopo essere stato deposto dalla croce: il luogo è appena fuori le mura di Gerusalemme, a ridosso del Calvario dove avvenivano le esecuzioni capitali; qui venivano deposti i cadevi dei delinquenti dopo la loro esecuzione. Probabile, dunque, che dopo la sua crocifissione Cristo sia finito lì.

UN RACCONTO PER INCOMINCIARE… (Apri la versione PDF)

Un turista si fermò, per caso, in un villaggio immerso nella campagna. La sua attenzione fu attirata dal piccolo cimitero. S'incamminò lentamente in mezzo alle lapidi. Cominciò a leggere le iscrizioni. La prima: Giovanni Tareg, visse 8 anni, 6 mesi, 2 settimane e 3 giorni. Un bambino così piccolo seppellito in quel luogo. Incuriosito, l'uomo lesse l'iscrizione sulla pietra di fianco, diceva: Denis Kalib, visse 5 anni, 8 mesi e 3 settimane. Una per una, prese a leggere le lapidi. Recavano tutte iscrizioni simili: un nome e il tempo di vita esatto del defunto, ma la persona che aveva vissuto più a lungo aveva superato a malapena gli undici anni. Fu preso da un grande dolore, si sedette e scoppiò in lacrime. Una persona anziana che stava passando gli chiese se stesse piangendo per qualche famigliare. «No, no, nessun famigliare» disse il turista «ma che cosa c'è di così terribile da queste parti per cui tutti muoiono bambini?». L'anziano sorrise e disse: «Non esiste nessuna maledizione. Qui seguiamo un'antica usanza. Quando un giovane compie quindici anni, i suoi genitori gli regalano un quadernetto, come questo qui che tengo appeso al collo. A partire da quel momento, ogni volta che uno di noi vive intensamente qualcosa apre il quadernetto e annota quanto tempo è durato il momento di intensa e profonda emozione. Si è innamorato: per quanto tempo è durata la grande passione? Una, due, tre settimane? E poi... la gravidanza o la nascita del primo figlio? E il matrimonio degli amici? E il viaggio più desiderato? E l'incontro con un amico che non si vedeva da tempo? E così continuiamo ad annotare sul quadernetto ciascun momento in cui assaporiamo l’emozione...Quando qualcuno muore, è nostra abitudine aprire il suo quadernetto e sommare il tempo in cui ha assaporato un sentimento intenso per scriverlo sulla sua tomba, perché secondo noi quello è l'unico, vero tempo vissuto».

GESU, CI SEI NECESSARIO COME UN SEME. (Apri la versione PDF)

Ogni tanto abbiamo notizia che paesi interi vengono sommersi dall'alluvione. In condizioni di urgenza il contadino salva innanzitutto una manciata di semi. Spesso ci danniamo l'anima a fare tante cose, ad acquistare, a difendere; forse non abbiamo colto che la fine del mondo, di un certo mondo, è già iniziata. Nelle scelte del presente si gioca il nostro futuro. Occorre salvare l'essenziale: Gesù di Nazaret, risorto.

Ho fatto un sogno strano. Nella piazza principale della città c’era un nuovo banco di vendita. Sul cartello c’era scritto: REGALI DI DIO. Mi feci avanti. Un angelo attendeva i clienti. Gli chiesi: «Cosa vendi, angelo del Signore?». Mi disse: «Offro i doni del Signore, di qualsiasi specie». Io allora chiesi preoccupato: «Costano molto?». Mi rassicurò: «No, i doni di Dio sono gratis». Osservai tutto quel ben di Dio: c’erano anfore di amore, flaconi di fede, pacchi di speranza, confezioni di salvezza e molte altre cose. Io sentivo di aver necessità di tutto. E dissi all’angelo: «Dammi un po’ di amor di Dio, un po’ del suo perdono, un pacco di speranza, una boccetta di fede e una confezione di salute». Ma fui molto sorpreso quando l’angelo, per tutto ciò che avevo chiesto, si presentò con un pacchetto piccolo, più o meno della dimensione di un pugno. «Come mai? – chiesi – E’ tutto qua?». E l’angelo mi spiegò: «E’ tutto. Dio non regala mai frutti maturi. Egli consegna solo piccole sementi, che ciascuno deve coltivare».