Questo sito utilizza i Cookie per rendere i propri servizi semplici e efficienti per l’utenza che visiona le pagine del sito.
Gli utenti che visionano il Sito, vedranno inserite delle quantità minime di informazioni nei dispositivi in uso, che siano computer e periferiche mobili, in piccoli file di testo denominati “cookie” salvati nelle directory utilizzate dal browser web dell’Utente. Maggiori dettagli.

Il Giornalino

Tutti i giornalini dell'unità pastorale

Natale del Signore 2018 (Apri la versione PDF)

IL SALUTO DI DON ERCOLE

Carissimi,

da pochi mesi sono parroco in s. Evasio e da poche settimane risiedo in parrocchia. Ho cominciato a conoscere alcuni di Voi, per il momento solo tra quelli che partecipano alla vita parrocchiale, spero nei prossimi mesi di allargare questa conoscenza durante la tradizionale visita alle famiglie.

 Per la prima volta celebreremo insieme tra pochi giorni il grande mistero dell’incarnazione. E’, questa solennità, un’occasione che la liturgia ci offre ogni anno per riflettere sulla nostra vita, per valutare se ci sentiamo soli in questa esistenza, in balia del vuoto e del nulla o se accogliamo e ci lasciamo guidare e sorreggere da questo ”Emmanuele”, questo” Dio con noi”.

Di fronte al grande annuncio di un Dio che si avvicina tanto a noi da farsi lui stesso uomo, formulo il mio più sentito augurio, rivolto a me stesso, alla comunità cristiana, ed a tutte le persone: Facciamo nostri i sentimenti che il vangelo riferisce di Maria (simbolo della Chiesa ma anche di ciascuno di noi); lasciamoci stupire, meravigliare ed incuriosire da questo annuncio. Solo così può nascere il desiderio di conoscere sempre di più quanto ci viene proclamato. Questo cammino di approfondimento non ha mai fine e ci permette di non vivere con superficialità il tempo prezioso della nostra esistenza. La comunità cristiana, pur con tutti i suoi limiti, può aiutare in questo cammino. Chiediamo al Signore che ci aiuti a sentirci sempre più parte attiva di questa comunità e, insieme, non stanchiamoci mai di cercare i segni della presenza di questo Dio nella nostra vita.

Auguri di una buona festa della “incarnazione “a tutti.

d. Ercole

UN NUOVO PROCESSO A GESU’? (Apri la versione PDF)

Cosa sappiamo del processo a Gesù? Le autorità giudaiche furono le uniche responsabili della morte di Gesù? Oppure è stato il governatore romano Ponzio Pilato a volere la sua morte secondo l’ordine vigente? Gesù è stato condannato perché ritenuto corruttore religioso o come ribelle politico? Oppure ha avuto un duplice processo e una duplice condanna: politica e religiosa? E Giuda è l’unico colpevole del tradimento?

Lungo i secoli molti tentativi sono stati fatti per giungere ad una risposta certa, dal momento che i Vangeli non chiariscono tutti i problemi.

Non va poi assolutamente dimenticato che questo processo – in modo più o meno esplicito – continua ancora oggi.

Gesù di Nazareth, chiamato Cristo, che risonanza ha nelle nostre vite? Che posto ha la sua Parola? Spesso lo confondiamo con la Chiesa, le istituzioni; anziché rivolgere le giuste critiche alle istituzioni (la Chiesa - dimenticando che la Chiesa siamo tutti noi battezzati - le parrocchie, i preti…le ingerenze politiche…) e riportare Lui al centro del “campo da gioco”, noi molto più semplicemente eliminiamo Lui.

Insomma, cosa pensano oggi gli uomini e le donne del nostro tempo di Gesù di Nazareth? In particolare, cosa dicono i giovani di Gesù di Nazareth detto Cristo? In termini più o meno espliciti, spesso risuona questa risposta: Persona non-pertinente! Il Cristo dei nostri giorni è persona afona, cioè muta, non dice più niente. Cristo non parla più? La Parola registrata nella Bibbia non parla più? Perché? Colpa di chi? Non parla o non siamo più capaci di ascoltare?

Queste domande, più volte risuonate negli incontri con i nostri giovani, ci hanno portato ad una conclusione forse un po’ azzardata: Perché non proviamo noi a fare, oggi, un processo a Gesù? Siamo partiti per questa avventura. Una fatica collettiva, ma condivisa dai nostri giovani e dai nostri ragazzi, dai nostri animatori, dagli amici dell’ANSPI… Ciascuno la sua parte: scenografie, testi, video, brani evangelici… L’oggi dei Vangeli e l’oggi di Parma si incontrano per un racconto vivo, palpitante… presuntuoso?... all’unico scopo di vedere come dei giovani cercano di riportare Gesù al centro del campo da gioco. Questo cercheremo di narrare a tutti coloro che verranno sabato 26 maggio, alle ore 21, al Buon Pastore. Ci permettiamo di invitarvi, anche per dire ai nostri ragazzi che non pensiamo a loro solo quando la cronaca li mette in prima pagina per episodi di bullismo, di droga, di alcool…A volte, poi, chi frequenta ambienti parrocchiali è visto quasi con commiserazione… Se saremo in tanti, invece, faremo comprendere a loro che li guardiamo con ammirazione, che si può essere giovane, moderno, sti,ato e considerato anche se non “omologato”!!!

Come apparirà chiaramente alla fine, l’ispirazione è venuta da un fatto vero a cui ha assistito chi ha collaborato alla stesura dei testi.

Il limite: tra delirio di onnipotenza e sogno. (Apri la versione PDF)

Limite di velocità…a tutto c’è un limite!... «Nella vita mi è sempre piaciuto frequentare i limiti di tutto. Ma la libertà ha senso se è comunque all'interno di un limite, sennò non è libertà ma caos» (Vasco Rossi).

Insomma: il limite è una condanna o una risorsa?Dio ci ha dato tutti gli alberi da frutto. Tutti. Meno uno:

Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare…». Il serpente disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»»…Allora la donna prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito e anch'egli ne mangiò…Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha truffata e io ho mangiato».[Gen 2, 16. 3, 1-13]

Nella scena entra il “serpente”; rappresenta l’animalità, l’istinto animale che è dentro ciascuno di noi. Lui ci prova:  «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». Falso. Dio ci ha dato praterie e foreste. Non è vero che ci ha inibito l’accesso “ad alcun albero del giardino”. Ma l’animale, che è acquattato in noi, sconvolge la Parola di Dio e tenta di mostrarci un Dio geloso, padrone assoluto. L’occhio e il desiderio dell’uomo non godono della foresta, ma compulsivamente sono ossessionati da quell’unica limitazione. E inizia lo scaricabarile: «E’ stata lei. No, è stato lui…».

E’ bene che l’uomo si dia un limite?

L’uomo onnipotente sarebbe la peggior sciagura che potrebbe capitare a questo nostro genere umano. Quanti guai nel corso della Storia – e nel corso delle nostre storie – operati da presunti onnipotenti! Come potrebbe esistere una relazione tra due onnipotenti? Una relazione nasce quando io ho il coraggio di farmi  da parte per lasciare un po’ del mio spazio a te così come tu ti fai da parte per donare a me una parte del tuo spazio. Una vera relazione può nascere soltanto in quello spazio che non è più “mio” o “tuo” ma “nostro”. Genitori, fidanzati, sposi, volontari, amici sappiamo, per esperienza, che per lasciare spazio a un’altra persona, occorre “ritirarci”. E se questo “ritirarsi” lo si vive come dono e opportunità si salva la beatitudine di una relazione, altrimenti nascono guai seri.

Dice la Bibbia che ognuno di noi è la metà del nostro prossimo: Allora il Signore Dio fece scendere il sonno sull'uomo; gli tolse un lato ... Il Signore Dio plasmò una donna con il lato che aveva tolta all'uomo, e la condusse all'uomo (Genesi 2,21-22). Limito il mio egoismo; limito la mia permalosità, limito il volerti cambiare come piace a me…

Alcuni giovani hanno dato fuoco ad un barbone, altri hanno devastato un’opera d’arte, altri hanno postato immagini compromettenti delle compagne di classe. Risposta e giustificazione: «E’ una ragazzata!...L’abbiamo fatto per noia!...Che male c’è?». Sono le nuove generazioni di baby onnipotenti, mai educati al limite e alla responsabilità.

Anche per gli adulti la linea di confine tra il gioco come divertimento e la dipendenza da gioco d’azzardo, può essere davvero sottile. Slot machine, gratta e vinci, superenalotto, scommesse, bingo e giochi on-line possono diventare una vera e propria ossessione. Per non parlare del crescente consumo di droghe. Sono sfide verso il limite, sono istinti e desideri compulsivi senza limiti.

Su un altro versante, il limite è una sfida positiva. Bebe Vio viene colpita da meningite acuta e le devono amputare gambe e braccia. Oggi è campionessa paralimpica. E, come lei, altre storie di campioni parmigiani oltre il limite: Giulia Ghiretti, Federica Maspero, Alessia Zecchini, Igor Cassina, Simone Moro. C’è dunque un limite-barriera, da accettare, scegliere e rispettare, come davanti a un mistero, a una responsabilità sociale; e c’è un limite-soglia che diventa una chiamata, una vocazione, una speranza.

Anche Dio, in Gesù, si è “limitato”.

Siamo abituati a pensare Dio come onnipotente, onnisciente, onnipresente, eterno, impassibile.  Eppure il mondo è potuto apparire proprio perché Dio si è fatto un po’ da parte, si è auto-limitato. Si è fatto uomo di Nazaret e assaggiato la morte, è entrato nell'esilio dei senza-Dio.  Anche Dio, in Gesù, ha fatto un viaggio, un esodo, una sua lunga quaresima: «Dio-Parola è diventata carne» dichiara Giovanni. Gesù era uomo e non donna, ebreo e non indù, nato in un certo momento storico e non in un altro, in un certo angolo del mondo e non altrove. Ha preso su di sé la nostra fragilità.  Che cosa avrà spinto Dio a fare questo viaggio all’inverso? Per amarci Dio doveva diventare come noi. “Cristo Gesù non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini" (Filippesi,2,5-7) .

C’è dunque un tempo, il tempo di Quaresima e Pasqua, ma anche di domenica in domenica, offerto a chi si lascia sfidare a frequentare, dietro Gesù, i nostri limiti e le soglie dei desideri. Per imparare con Lui a saper discernere quando è ora di stare al di qua del limite e dove scocca l’ora del coraggio del sogno, della creatività. Anche Dio non è il nostro confine, ma la nostra prateria.

Augusto, d. Nando

PRENDI NOTA – PRENDI NOTA – PRENDI NOTA

RITO DELLE CENERI  mercoledì 14 febbraio

Buon Pastore: ore 17 celebrazione per ragazzi e adulti

S.Evasio: ore 18,30 celebrazione per ragazzi e adulti

Buon Pastore: ore 21 Rito delle ceneri ed Eucaristia

Orari TRIDUO PASQUALE

Domenica delle Palme, 25 marzo: S. Evasio ore 10; Buon Pastore ore 10 e 11,15; inoltre ore 18,30. Importante: inizia l’ora legale!!!

Giovedì santo 29 marzo: ore 21 Cena del Signore (SE e BP)

Venerdì santo 30 marzo: ore 15 Via Crucis (SE e BP); ore 21 Veglia nella morte del Signore (SE e BP)

Sabato Santo 31 marzo: Pomeriggio di riconciliazione. BP dalle 15,30 alle 19. SE ore 16, ore 17, ore 18.

Ore 22,30: solenne Veglia pasquale (SE e BP)

CATECHISTI e ANIMATORI NELLA TERRA DI GESU’

Tutti noi siamo ben coscienti quanto sia difficile la trasmissione della fede alle nuove generazioni. Stiamo assistendo, con meraviglia e stupore, al nascere di esperienze che vedono coinvolti in primo piano i Genitori: sono un vero dono per la nostra Comunità! E quale dono per la nostra Unità Pastorale la presenza di giovani e non più giovani che con il loro servizio, spesso faticoso e pieno di limiti, si mettono al fianco dei nostri ragazzi e, come fratelli maggiori, quasi li conducono per mano nell’incontro con il Signor Risorto, Vivente tra noi. Noi preti siamo sempre preoccupati di offrire loro qualche aiuto perché possano compiere questo loro servizio in modo sempre più fedele al Signore, senza scoraggiarsi. In questo contesto, è nata la decisione di andare con loro pellegrini (24-31agosto p.v.) nella Terra di Gesù, la Terra dove Gesù è nato, ha annunciato il Regno di Dio e dove il Vangelo ha preso forma di racconto. Ci stiamo preparando molto seriamente.  Andiamo come pellegrini, non come turisti! Questo è uno dei punti sui quali stiamo meditando, in preparazione: “La fede non come astrazione, fatto puramente razionale, vago, astratto. Dio ha parlato in una Terra, sotto il sole, osservando il terreno sassoso, la valle buia del deserto, il lago, le pietre della sua Città…” Si crede a una Persona, non a un’idea!

UN TEMPO PER VIGILARE (Apri la versione PDF)

Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato la responsabilità ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vigilate. Mc 13,33-37

Questo, per i cristiani, è TEMPO DI AVVENTO, tempo di vigilanza attiva. Vigilare significa avere quel sonno leggero, pronto ad interrompersi al minimo rumore, quando vi è un segnale di pericolo; è il sonno che è richiesto ai genitori quando un bambino è ammalato: sembrano dormire, ma in realtà sono prontissimi a risvegliarsi al minimo lamento del bimbo. Questa veglia ci darà la forza per attraversare il tempo della prova nella fedeltà, il tempo del dolore nella resistenza e il tempo della gioia nella gratitudine.
Strano e difficile messaggio quello della vigilanza, in un'epoca affannata e dispersiva dominata dal sovraccarico di impegni e dal bisogno di evasione. Lo stress, il senso di 'non farcela' e di non avere più il controllo sulla propria vita, potrebbe essere la spinta a riconsiderare le proprie priorità.
La vigilanza significa saper cogliere il senso delle cose e del tempo, dando anche valore alle attese e alle speranze terrene. Essere vigilanti è dunque il contrario del puro sopravvivere, del vegetare.
Vigilanza significa non addormentarsi nel torpore dell'immediato, del qui e ora, delle cose come appaiono, delle cose da fare imprigionando i nostri interessi e le nostre attese nell'orizzonte troppo ristretto del quotidiano. Le nostre occupazioni per quanto utili e buone, diventano un rischio e una tentazione quando ci chiudono al mistero.
La vigilanza per i cristiani spinge a dilatare le nostre capacità di leggere la storia con la Bibbia nella mano destra e il giornale nella sinistra, fino a farci sfiorare la promessa del regno di Dio, che è già qui fra noi ma non si esaurisce nei nostri giorni di vita.
Questo tempo di Avvento è occupato, intasato dai preparativi per le feste. Se non scadono nell'attivismo frenetico o nel consumismo banale, i “preparativi per le feste” possono diventare un modo attivo e responsabile di andare incontro a Dio che viene.

La parrocchia o cambia o muore: desideriamo portare a conoscenza di tutta la Comunità alcune riflessione di d. Fontana Andrea (Torino) già oggetto di approfondimento da parte di alcuni della Comunità. (Apri la versione PDF)

Parrocchia: una bella foto con i colori sbiaditi dal tempo? Molte analisi sono state fatte; queste sono alcune conclusioni:

  1. La parrocchia continua oggi a esprimere compiti legittimi nel passato, ma inadeguati oggi: la gente continua a chiedere quasi soltanto servizi religiosi "sacramentali" (matrimoni, prime Comunioni, Cresime, funerali) con la convinzione che questi rari momenti celebrativi li mantengano automaticamente cristiani.
  2. La parrocchia è ancora molto incentrata sul prete; non è ancora una chiesa di laici battezzati in cui ognuno ha il suo carisma da esprimere e il suo servizio da svolgere.
  3. La parrocchia apre le porte a tutti, esibisce tradizioni che sollecitano la partecipazione in momenti particolari (Natale, Pasqua, i Morti…) con intensa carica emotiva. Ma la gente viene, morde e fugge.