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AVVERTENZA: Ai testi che verranno proclamati nella Notte, ho aggiunto qualche spigolatura degli anni passati. Come riflessione di questo anno, spero di ricuperare sufficiente voce per condividere due audio: sui testi della Notte (Lc 2) e sui Testi (Gv 1) del Giorno di Natale.

Dal libro del profeta Isaìa 9, 1-6 (Apri la versione PDF) (Ascolta l'audiomessaggio)

Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

SALMNO: Oggi è nato per noi il Salvatore. 95

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

 

Dalla lettera agli Ebrei 1, 1-6

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, in questi giorni, che sono gli ultimi,  ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

Dal Vangelo secondo Luca 2, 1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.   Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

… pastori c’erano in questa regione pernottanti nei campi e vegliando veglie di notte…

Per un attimo, questa notte, togliamo i pastori dal presepio dove noi li abbiamo collocati, buoni e generosi, e facciamoli entrare nella nostra assemblea. Vogliamo metterci alla loro scuola: ma non per quello che significano nel presepio, ma per quello che ci dice Luca.

Chi sono i pastori? Nei vangeli non si esprime mai un giudizio negativo sui pastori, anzi. La loro fedeltà al mestiere pieno di dedizione è sottolineato con ammirazione: il pastore conosce ogni pecora, va in cerca di quella perduta, difende il gregge a costo della propria vita. Nelle parabole, addirittura il pastore viene presentato come immagine di Dio. Gesù – addirittura – si autodefinisce Buon Pastore.

Risulta per questo strano il disprezzo che subiscono da parte dei rabbini. Infatti, per la società del tempo il pastore non aveva alcuna considerazione. Quella del pastore era una esistenza marginale, molto al di sotto della comune considerazione di cui godeva ogni altra specie di persona. Viveva a contatto con gli animali e, dovendo accudire il gregge giorno e notte, non frequentava il tempio: tutto questo faceva sì che fosse considerato un peccatore totale, un immondo, un impuro, da cui era bene stare alla larga.

Ma perché Luca li mette tra i primi destinatari del Vangelo? Un motivo c’è e lo cogliamo dal come lui ce li presenta: pastori c’erano in questa regione pernottanti nei campi e vegliando veglie di notte (Lc 2,8). Il verbo usato da Luca nella Bibbia indica l’uomo che è attento a custodire ed osservare i precetti della Legge. E’il verbo con cui si dice che Dio custodisce l’uomo, si prende cura di lui. Luca ci dice che proprio a loro viene assegnato un ruolo a dir poco strano: sono definiti quelli che, nella notte, osservano i precetti!!!!

Tutto questo avviene nella notte, il momento del dubbio, del pericolo. E’il momento in cui anche Dio sembra assente. Ecco, proprio in questo periodo – non solo delle ore notturne – può maturare anche in me peccatore il bisogno, l’esigenza di vegliare una veglia: cioè di educarmi all’attesa, di aspettarmi che da un momento all’altro avvenga anche per me un evento che mi cambia la vita.

Questi pastori assomigliano alla donna innamorata di cui parla il Cantico dei Cantici: dorme, in realtà il suo cuore veglia poiché sta aspettando il suo amato il quale proprio nella notte torna a farle visita. Nella notte i pastori hanno una visita inaspettata, ma loro sono pronti ad accoglierla perché stanno aspettando, sono in attesa, la loro situazione è troppo marginale.

Luca, dunque, presenta il pastore come icona del credente: peccatore ma in attesa di una visita che possa dar senso alla propria vita. Questi infatti è il credente: è l’uomo che sa vivere, custodire, conservare l’attesa, cioè rimanere al cuore di una storia che sembra non avere senso, sembra una gabbia di matti, una storia che sembra non conciliabile con la promessa di Dio. La salvezza di Dio si manifesta al cuore dell’uomo che aspetta. Luca ci vuol dire che questi uomini e queste donne assolutamente marginali religiosamente, socialmente, economicamente in realtà stanno custodendo un’attesa. C’è un’attesa al di là di ogni speranza in cui Dio può ancora parlare e portare a compimento le sue promesse.

Insomma, vegliare veglie, saper attendere è la capacità di custodire l’esperienza del vuoto, dell’attesa, del desiderio. Quale guaio quando noi cediamo al rischio di riempire in qualche modo, con dei surrogati, questo vuoto. Cos’è che può trasformare la nostra esistenza? Non il Dio che abbiamo, ma il Dio che ci manca e che noi riusciamo a intravedere nelle nostre notti in un Uomo, nell’Uomo della Croce. Anche noi, pernottanti nei campi, vegliando veglie di notte teniamo aperto lo spazio per l’incontro. Non riempiamo dei vuoti, coltiviamo lo spazio dell’attesa.

[Una riflessione di passaggio: Sentiamo dire da molti osservatori che stiamo rubando il futuro ai giovani: avranno lavoro? Avranno la pensione…? Che problemi seri!!! Però ce n’è uno forse più serio non perché più importante, ma più serio perché non ce ne rendiamo conto: stiamo rubando loro il gusto della vita, stiamo rubando loro il senso dell’attesa, di un Dio che viene a dare compimento alle loro aspirazioni profonde, stiamo rubando quell’Uomo che continuamente – nelle nostre notti – ci viene a far visita].

E ora, non riponiamo questo pastore che ci ha fatto compagnia nel presepio, ce ne sono già tanti, teniamolo in nostra compagnia come maestro, almeno per un po’…

*******

 All’inizio, Dio ha vissuto una vita da nomade, come e con il suo popolo; la sua dimora era una tenda.

Quando il popolo ha trovato una sua sistemazione nella Terra della Promessa, la Presenza di Do era assicurata nel tempio di Gerusalemme.

Al compimento delle promesse, Dio si è reso visibile in quell’Uomo di Nazareth, vissuto tra Nazareth, Cafarnao e Gerusalemme dove è morto crocifisso.

Giovanni traccia questo itinerario dell’Uomo di Nazareth chiamato Messia: si fece carne…pose la tenda…noi vedemmo la sua gloria…

Il linguaggio è in codice. Infatti dentro i verbi per dire pose la tenda e vedemmo la gloria l’ebreo sapeva che c’è dentro il nome con cui, non potendo usare il nome proprio, usava il termine Presenza. Ecco: questo Dio partito da chissà dove, questo Dio che cerca di parlare all’uomo, alla fine si fa parola in questo uomo: in questo Uomo noi abbiamo visto e possiamo vedere la sua Presenza: SHEKINA’. Non dimentichiamo GLORIA-SHEKINA’: l’uomo ha visto un Uomo in carne ed ossa, l’ha visto ridere, piangere, a pranzo con i peccatori, pescare lungo il lago di Tiberiade, l’ha visto con la croce sulle spalle e l’ha visto morire. Io sono chiamato a vedere tutto questo, perché questa è la manifestazione, la visualizzazione di Dio

 Questa premessa ci porta a due conclusioni:

  1. Ascoltiamo cosa dice Bonhoffer: Dio è impotente e debole nel mondo, e solo così ci può aiutare… Cristo ci aiuta, ci salva, non in virtù della propria onnipotenza, ma in virtù della sua sofferenza.
  2. Quell’Uomo è vissuto per dirmi chi sono. Chi è l’uomo? Quante definizioni! Questa è sfida che ti propone Gesù di Nazareth: tu capirai chi è l’uomo quando tenterai di vivere come ho vissuto io! Questa è la salvezza che ti posso offrire: collaborare con te per la tua umanizzazione, in nome di Dio, prchè tu possa diventare sempre più umano.

Meditazione sull’Incarnazione

Oggi è nato per voi

Oggi ricorre molto spesso nella Bibbia:

Oggi saprete

… Oggi in questa casa…

… Oggi sarai con me nel giardino…

… Oggi vedrete la gloria del Signore…

… Ascoltate oggi la sua voce…

…Oggi convoco cielo e terra a giudizio…

 

OGGI
Se dico oggi, vuol dire che prima non c’era.
Se dico oggi vuol dire che non è ancora chiaro per il futuro.

L’OGGI di Dio significa che Dio interviene per dirti che fino a ieri non era ancora chiaro e per darti qualche elemento di comprensione perciò che tu ancora non puoi comprendere in quanto tu conosci poco il passato, ma men che meno il futuro.

Il Vangelo è una buona notizia: oggi ti permette di leggere un passato che per molti aspetti ti sfugge, ti permette di guardare il futuro come un continuo manifestarsi di Dio.

L’OGGI di DIO è un Uomo: prima un bambino avvolto in fasce, poi un cadavere avvolto in bende. Quell’uomo ti dice chi è l’uomo, quindi chi sei tu.

Cosa ti garantisce:

Gloria a Dio: che Dio ha peso nella storia, che Dio si interessa a te, Dio non è nei cieli, un estraneo, un lontano. Dio e uomo si cercano, non si ignorano. Dio non è un antagonista dell’uomo! L’uomo da sempre lo sta cercando, spesso sbagliando; anche Lui da sempre sta cercando l’uomo e OGGI ha reso possibile quest’incontro.

Come? Pace all’uomo. Come tu uomo vai cercando: PACE: eirene, shalom: è questo il grande dono che Dio vuol comunicare all’uomo: la VITA, una vita piena, bella, più forte della morte. Questo è il bene messianico per eccellenza.

Dio e uomo sono un tutt’uno? Dimentichiamo per un attimo il desiderio della verità teologica definita e lasciamoci guardare da questo uomo avvolto in fasce: A Betlemme, a Gerusalemme. Accogliamo la buona notizia di oggi.

Avvolto in fasce.

Certo, sono linguaggio per dire che siamo in presenza di un UMANO. Il vestire è proprio dell’umano. Dio incomincia a prendersi cura del primo uomo e della prima donna procurando loro vestiti: Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì. (Gen. 3, 21).

Ma forse c’è qualcosa di più. Quest’uomo vestito di bende ha dentro la memoria delle bende che completano l’investitura del sacerdote che si prepara ad entrare nel tempio di Gerusalemme per offrire il sacrificio. Per questo, quando verrà deposto nel sepolcro, avrà ancora lo stesso vestito: perché Lui è il sacerdote e la vittima, è l’agnello pasquale!

Ecco, ora basta con i sacerdoti e con i sacrifici. Con quel Sacerdote, tutti i conti sono pareggiati: la pace messianica è iniziata, Dio ha veramente peso (=gloria!) nelle nostre vite. 3Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, (Ebrei 1,3ss).  Lavoriamo con Lui a far diventare tutto questo realtà.

CONCRETAMENTE OGGI. Ogni uomo che nasce ripete al mondo: Oggi vi annuncio una buona notizia. La mamma lo riconosce come suo figlio, gli mette le insegne della sua appartenenza all’umano, il vestito. Gli riconosce la sua missione sacerdotale: che non è quella di offrire sacrifici o degli scongiuri a Dio perché sia misericordioso e compassionevole con noi, ma perché cerchi e si lasci cercare dal Dio che si è rivelato, fatto conoscere in Gesù Cristo; perché diventi il cantore del creato, dei “mondi”, della bellezza della vita. Tutti noi, infatti, battezzati nella morte e risurrezione di Gesù, siamo sacerdoti uniti a Lui, unico Sommo Sacerdote.

INCARNAZIONE: DIO E UOMO SI INCONTRANO

[Quest’anno, come meditazione per la Notte di Natale, mi lascio affascinare da una parola, il “segno” indicato dall’angelo del Dio-con-noi: βρέφος (in greco significa feto, bambino, cucciolo). Oggi l’uomo sembra avere sempre meno importanza, di “lui” se ne parla poco; si parla molto degli interessi che gli girano attorno, ma lui rischia di non sapere più chi sia…

[A] Una buona notizia in un linguaggio cifrato

Gloria nelle altezze a Dio
e sulla terra pace fra gli uomini della sua benevolenza
.

Gloria a Dio

Nella tradizione biblica significa “peso”, “avere peso”. E’ la constatazione del peso che Dio ha nella vita dell’uomo, nella sua storia. Un peso “nelle altezze”, quindi non verificabile e comprensibile secondo i nostri strumenti di valutazione, ma riscontrabile, visibile nella…

Pace agli uomini

Nella tradizione biblica, la pace promessa alla nascita e rinnovata nella risurrezione è la “pienezza di vita”, è la cifra per indicare tutti i beni messianici, di tutte le promesse di Dio all’uomo. In senso più profondo, è la sintesi della Rivelazione biblica, è la sintesi degli interventi di Dio nella storia dell’uomo.

Troverete come segno un bambino (un βρέφος)

Dio è nelle altezze, invisibile ad occhio “nudo”, l’uomo è in terra, visibile. Qui viene anticipato chi è questo bambino: sarà spiegato a Pasqua. Quello che stupisce è il fatto che di questo bambino non conosciamo nemmeno il nome…Perché quel bambino ha anche il mio nome. O, se proprio vogliamo essere prudenti, io sono chiamato ad essere come quel bambino: un uomo, appartenente alla stirpe umana. Lui lo è stato fino in fondo: proprio per questo – nei suoi 33 anni – è risultato per noi il Salvatore, che è Cristo Signore: mi ha fatto capire chi sono, qual è il senso della mia vita; non sono dentro una storia senza senso, perduto negli intrecci di una storia che io non comprendo e che spesso debbo solo subire.

L’Incarnazione, dunque, non è uno dei tanti eventi, ma l’insieme di tutti gli eventi messi in atto da Dio per entrare in relazione con l’uomo. E’ quanto afferma Giovanni in 1, 1.14.18 e, in modo ancora più intenso, l’Epistola agli Ebrei in 1, 1ss. L’Incarnazione dura quanto gli anni dell’uomo: da millenni!!! A Betlemme abbiamo avuto il momento culminante: che continua ancora.

[B] L’Uomo Gesù di Nazareth…l’uomo che sono io

Che Uomo hanno visto i suoi contemporanei…

  • Gesù è un uomo curioso, geniale (basti pensare alle parabole), amante della vita e degli uomini, con evidente preferenza per i peccatori, per chi era in difficoltà, per chi contava poco o niente (esempio gli orfani, le vedove, le donne che dovevano essere lapidate…); capace di commozione fino alle lacrime.
  • Ha lavorato come pescatore nella piccola (ma per quei tempi notevole) azienda di pesca con sede a Cafarnao, sulle sponde del Lago di Tiberiade, condotta da Pietro e suo fratello Andrea. Con loro ha condiviso la sua vita per 3 anni (almeno), con loro si è fatto viandante, un rabbi viandante, per le strade della Palestina, per annunciare il suo progetto di Regno…
  • Ha conosciuto amicizie profonde e anche brucianti tradimenti, senza venir mai meno al suo modo di relazionarsi con gli altri.
  • Ha conosciuto il rifiuto, la condanna ingiusta, ma sempre è rimasto coerente con se stesso e con quanto andava predicando, senza accettare compromessi…

… un Uomo che chiama Dio con il nome di Padre…

  • Ha imparato da Maria e da Giuseppe a pregare e a crescere nella fede del Dio dei Padri; ha frequentato con loro la sinagoga ogni sabato e lì ha pregato secondo le tradizioni del suo popolo.
  • Si è preoccupato di farLo conoscere, per lui ha inventato parabole per spiegare anche ciò che non può essere spiegato; di Lui ci ha detto che è misericordioso e si commuove come una madre, è paziente come un agricoltore, è preoccupato come un padre per il male che ci tormenta.
  • Nel momento culminante, sulla croce, abbandonato da tutti, chi passa dal Calvario lo sente dar voce ad ogni uomo e ogni donna che si sente abbandonato da Dio, che grida Dio mio, Dio, perché mi hai abbandonato?! Tuttavia non ha perso la sua fiducia in Lui e lo sente gridare, meglio bisbigliare: Padre, nelle tue mani affido la mia vita… Sa che l’ultima parola è la sua: e Lui è Padre!!!
  • E l’ultima parola rivolta all’uomo è per quei soldati – e non solo – che lo hanno inchiodato sulla croce: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno… Anche loro sotto le viscere di misericordia del nostro Dio: l’espressione più bella di Dio Padre/Madre.
  • E io che questa notte sento ripetere questo annuncio che sembra una bella favola ma che, in realtà, è una bella e buona notizia, con il centurione pagano cerco di ripetere: Veramente quest’Uomo (questo βρέφο) era Figlio di Dio!

Io che uomo sono?

  • L’Incarnazione, dunque, continua (il Natale finisce con la Befana); questo vuol dire che Dio vuol prendere carne anche nella mia carne e continuerà ad incarnarsi fin che sulla terra nascerà un bambino (un βρέφος).
  • Chi è l’uomo e chi sono io? In Gesù di Nazareth mi viene indicata una strada bella e buona: questa è la buona notizia di questa notte! Oggi, nella città di Parma… Dio vuole avere peso nella mia vita… La mia vita è bella se da’ peso a questo Dio!...