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Dagli Atti degli Apostoli  (45,12-16) (Apri la versione PDF) (Ascolta l'adiomessaggio)

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.

Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.

Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.

Salmo 117,1-4.22-27) (118)

R. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signo­re:
«Il suo amore è per sempre». R.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signo­re:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.

 Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. R.

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (1,9-11a.12-13-17-19)

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.

Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».

Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.

Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni  (20,19-31 )

La sera di quel giorno, il primo della setti­mana, mentre erano chiuse le porte del luo­go dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e dis­se loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuo­vo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, sof­fiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saran­no perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri di­scepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il se­gno dei chiodi e non metto il mio dito nel se­gno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua ma­no e mettila nel mio fianco; e non essere in­credulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

INCONTRO CON IL TESTO

  • La sera di quello stesso giorno…otto giorni dopo: è il primo "giorno dei sabati". Inizia così: era mattino…era ancora buio…. Ora quel giorno è giunto a sera: e i "suoi" sono ancora nella paura (=porte chiuse per paura dei Giudei…); c’è ancora buio! Però quello è il giorno dell’assemblea dei discepoli: la Chiesa ha già una sua struttura settimanale - la Domenica - e ha nell’"Assemblea" il suo momento fondamentale: qui avvengono gli eventi importanti: è a partire da qui che pian piano matura la fede del discepolo, della Comunità del Risorto. (cfr. Inizio dell’Apocalisse).
  • …chiuse le porte…venne… stette… il Signore: linguaggio intenso, serve per dire cose inspiegabile: solo riandando alle Scritture Ebraiche possiamo trovare un po’ di luce per comprendere qualcosa. Giovanni parla di una "teofania", di una manifestazione di Dio: questa avviene sempre in un modo che sfugge al controllo dei nostri sensi e della nostra comprensione immediata. Esempio: ..sprofondò cavalli e cavaliere negli abissi del mare: “Perché Mosè dice "abissi" – si chiede Rabbi Jishma’el – se in realtà era solo una palude?”. Anche noi abbiamo espressioni di questo tipo: “Ho fatto un salto nel buio” anche se siamo in pieno giorno!
  • E’ una teofania, dunque; è il "Signore" che va dai suoi, li visita nella loro situazione, nel loro esilio, nella loro paura. Quello che Dio operava un tempo, ora lo opera Gesù di Nazareth. Narra un midrash: “A cosa è simile? A un re che ha detto al suo servo: Se mi cerchi, sono da mio figlio; ogni volta che mi cerchi, sono da mio figlio. Come sta scritto: Chi abita con loro?”.
  • Dov’è Cristo? È con i "suoi" fratelli: lui Figlio, Messia, è con i fratelli, dove c’è la comunità, dove c’è l’uomo.
  • Alitò su di loro…a chi rimetterete…: Gesù – il Signore – continua a compiere le opere di Dio. Il Dio biblico è il Dio Creatore: il Signore garantisce la nuova creazione: alitò…; il Dio biblico è il Dio liberatore: il Signore è colui che "rimette" i peccati, libera i condannati, rimette in movimento…
  • Tommaso…non era con loro… Chi è Tommaso? Uno dei "Dodici", è la Chiesa della comunità di Giovanni: i tanti "Tommaso" che non erano presenti all’esperienza terrena di Gesù di Nazareth.
  • Otto giorni dopo… Ancora si ripete l’incontro perché a tutti i "Tommaso" – quindi anche a me – deve essere rivolto questo vangelo.
  • Mio Signore, mio Dio: è il primo "credo" della comunità cristiana: da Giovanni viene messo in bocca a Tommaso per indicare, appunto, la possibilità di credere anche a coloro che, nel tempo, avrebbero accolto l’invito del Risorto.
  • Perché hai creduto… Possibile interpretazione di questo testo: Tu Tommaso hai creduto e ti sei fidato; beato chi pur non riuscendo a credere, si fiderà…
  • Molti segni. Cerco di illuminare questo testo con un detto preso dalla cultura orientale, dalla cultura Zen: “ Se qualcuno ti mostra la luna, è questa che devi guardare e non la mano che la indica”. La Parola, la Torah, è insegnamento, è dito che indica in quale direzione debbo volgere lo sguardo: a Lui, a una vita di relazione con Lui, al Padre, ai fratelli, aperto al dono dello Spirito…

L’ASSEMBLEA NEL GIORNO DEL SIGNORE

Il finale del Vangelo di Giovanni è speculare all’inizio del Libro dell’Apocalisse. Questi due momenti gettano una luce sfolgorante, pasquale, su queste comunità che ci hanno lasciato questi documenti veramente rivelativi. Il Prigioniero di Patmos “in spirito presente alla liturgia del Giorno del Signore” che la comunità celebra ad Efeso (probabilmente) è lo stesso presente a Gerusalemme “la sera di quello stesso giorno”. In questa assemblea – questo è il “nuovo” – sono presenti anche i numerosi “Tommaso” che nel frattempo – dopo gli eventi Pasquali cui fa riferimento Giovanni – sono entrati a far parte della Comunità dei discepoli (cui fa riferimento l’Autore dell’Apocalisse).

L’Assemblea del Giorno Ottavo! Quella che pareva una vicenda personale di incontro con Cristo non è semplicemente un evento biografico, che si ascolta e magari si ammira, ma un'esperienza di Cristo che tende a passare da Giovanni, che l'ha vissuta per primo, alla sua comunità, alle sue Chiese, alla Chie­sa come tale. Quindi anche a noi! La liturgia non è mai un episodio astratto, staccato da noi e da un evento, ma un racconto vivo, fatto per noi. Il racconto dell’esperienza di queste prime comunità del loro incontro con Cri­sto risorto, è certamente prima di tutto la loro esperienza di Cristo Risorto; ma da loro tende a passare a noi, riu­niti in assemblea. Il racconto ha lo scopo di innescare o risvegliare il contatto di fe­de e d'amore con Cristo risorto, che è il segreto della vita dell'assemblea liturgica.

Mi voltai per vedere la voce che parlava con me… (bene traduce la nuova CEI; mi voltai per vedere colui che parlava: così la traduzione precedente, non certo così incisiva): nelle parole e nei gesti che l’assemblea compie è “visibile” il Kyrios. E’ un evento che si compie ogni volta che nell’assemblea risuona la Parola, si ripetono i gesti compiuti dal Signore… da parte di “testimoni” ormai non più “oculari” ma con-servi, come li chiama Apocalisse, che sotto l’altare gridano fino a quando? In questi testi non sembrano esserci riferimenti alla “nostra Messa” (come invece troviamo alla fine dei Sinottici). La sottolineatura è tutta spostata sull’Assemblea, sull’Ascolto, sulla Testimonianza (=marturìa). Non dobbiamo cadere in facili contrapposizioni, in tranelli. Un interrogativo – come pastore – mi sembra però di poter esprimere: se qualche volta (tre - quattro volte l’anno) ci preoccupassimo di più di riscoprire il nostro “essere” Assemblea (nel senso “giovanneo”) e meno di “fare la Comunione”, forse ci aiuteremmo maggiormente a crescere come Comunità, Assemblea che annuncia il Veniente fino al suo ritorno… Forse potremmo sentirci più uniti con le Comunità che non possono avere il presbitero; forse impareremmo – tutti – a cogliere l’Assemblea come un vero dono del Signore che raccoglie i “suoi” nel dono della Parola,  nel dono del Pane e del Vino per poi mandarli a testimoniare; forse…ci scopriremmo un po’ più umani…