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NOTA: alle solite riflessioni, ho aggiunto un commento al Salmo 91 in quanto, in questa Quaresima, desideriamo metterci alla scuola dei Salmi per imparare a pregare.

Dal libro del Deuteronomio (26,4-10) (Apri la versione PDF) (Ascolta l'audiomessaggio)

Mosè parlò al popolo e disse:

«Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».

Salmo (90,1-2.10-15) (91)

R. Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.

Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido». R.

Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie. R.

Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi. R.

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso». R.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (10,8-13)

Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.

Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13)

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

PEIRAZOMENOS

Tentato – da peirazo: usato al passivo significa diventare perito, diventare esperto…  Questo verbo, usato da Genesi (riferendolo a Dio) e da tutti i Sinottici (riferendolo al diabolos, satanà, peirazon) ci dice che la tentazione è una opportunità per far diventare esperto. Nella vita di Gesù, le “tentazioni” sono collocate subito dopo il battesimo e prima della vita pubblica. Questa collocazione rivela il significato programmatico del racconto: Gesù è messo nella condizione di scegliere se rifiutare la missione che Dio gli ha confermato nel Battesimo oppure accoglierla.  Gesù sceglie di restare fedele alla missione affidatagli dal Padre, fino alla fine. I sinottici sottolineano che sulla croce si ripete la stessa tentazione dell’inizio. Ma, in fondo, tutta la vita di Gesù è stata un susseguirsi di “tentazioni”. Luca, in particolare, sembra affermare questo: sulla croce, pochi attimi prima di spirare, Gesù si rivolge al Padre così: «Padre, nelle tue mani depongo il mio respiro». Veramente è diventato un esperto di relazione con il Padre se, proprio nel momento più difficile, a Lui si rivolge e a Lui si affida incondizionatamente.

GESU’ PER 33 ANNI HA FATTO ESPERIENZA DI FILIALITA’…

Premessa: due modi per annientare il racconto di Luca:

  1. Pensare che si riferisca solo a Gesù di Nazareth e non ad ogni uomo, in particolare ogni uomo dichiarato, come Gesù, figlio nel Battesimo.
  2. Leggerlo alla lettera, senza il minimo sforzo per comprenderne il genere letterario che ha nel popolo ebraico tentato nel deserto la sua prima chiave di lettura, il prototipo per comprendere ogni altro racconto di tentazione.

Suggerisco 6 fuochi di lettura:

  1. … guidato dallo Spirito nel deserto. Se lui ha ricevuto lo Spirito, se lui battezza in Spirito Santo e fuoco; in altre parole, se lui è venuto per toglierci da una semplice esperienza religiosa per immetterci nella stessa vita di Dio; cioè, se la vera novità della sua venuta consiste nel dichiarare che l’uomo è figlio come, d’altra parte, anche Lui è figlio, aveva un solo modo per autenticare le sue parole: vivendo da figlio! E il Figlio, come ogni uomo della terra, attraversa i "test-tentazione" di tutti i figli che calpestano questa terra. … tentato dal diavolo. Il verbo che Luca usa è «peirazo» (peirazw) (vedi sopra). E’ lo stesso verbo che, nella versione della LXX, Genesi usa per descrivere il rapporto Dio – Abramo: E avvenne, dopo queste parole, Dio tentò (“mise alla prova”, Bibbia CEI) Abramo (Gen 21, 7). 
  1. E’ interessante: per quaranta giorni Gesù digiuna, resiste, alla fine ebbe fame. Gesù che cede alla debolezza, fa l’esperienza dell’uomo ed è il momento in cui il divisore entra in scena, approfitta di questo momento di debolezza. E’ il momento di debolezza ma anche il momento di forza, in quanto Gesù approfondisce, spiega, diventa consapevole. Luca è abbastanza simile a Matteo, vi è solo una eccezione significativa: nell’ordine delle tentazioni. Luca sposta in ultima posizione la tentazione su Gerusalemme. Per Luca si finisce nella città santa: qui avverrà la tentazione massima, ultima e definitiva.
  1. Cosa significa essere figli di Dio? Ecco il problema. E’ come se attraverso le tre tentazioni Luca cercasse di spiegare al lettore non solo il modo particolare della messianicità di Gesù, il tipo di Messia, ma anche che cosa il discepolo può e deve attendersi e che cosa invece il discepolo non può e non deve attendersi. I sogni che noi custodiamo quali sono? Vorrebbe sbaragliare i sogni che abbiamo. Essere cristiani non significa essere messi al riparo dalla vita, dall’esistenza, dalla difficoltà, dalla tentazione… Semmai è una palestra in cui imparare a vivere quelle realtà in altro modo. Non c’è nessuna esenzione. Cristiano è colui che sa trasformare in evento, sa vedere con altra ottica quelle situazioni. Non è la realtà che cambia, è il cristiano. Il cambiamento non è mai nell’altro: il cambiamento è in me. Sono io che vedo il nemico con occhi diversi, non il nemico che diventa di punto in bianco amico perché l’ho deciso io…Il miracolo sta nel fatto che io pian piano cerco di vederlo con un altro occhio, non che lui è cambiato! Abitare altrimenti la prova: ecco cosa significa essere figli di Dio. E’ come se qui si chiarisse tutto questo. Quindi vincere la tentazione del trasformare le pietre in pane, del bisogno vitale.
  1. Nell’ordine delle tre tentazioni si toccano le tre sfere della vita e delle relazioni umane. Il pane: cioè il bisogno vitale; il potere: l’affermazione di sé; infine la manipolazione del sacro: il sovrannaturale, mettere alla prova il sacro… Ma Gesù rifiuta sia il dominio sulla natura, sia sugli uomini per l’amore della gloria, sia il dominio su Dio. Non è per questi poteri che si caratterizza il Figlio di Dio, non è qui la Gloria (exousia) del Figlio di Dio.
  1. L’arma della lotta è la Scrittura, la Toràh, la parte più santa. Gesù ricorre per tre volte al Deuteronomio; l’interessante è che anche il diavolo conosce bene la Scrittura, è un ottimo esegeta. La Scrittura la conosce e la sa citare: qui Luca sembra citare l’ambiguità della Scrittura. La Parola deve essere letta alla luce degli eventi: remata; la sintesi tra la Parola di Dio e l’evento mi darà la chiave per comprendere ciò che è essenziale ed è custodito nella Parola: la volontà di Dio. Come Gesù esce dalla tentazione? Quando la Parola non ci aiuta ad assumere la nostra verità è una parola satanica: perchè ci stacca da Dio, perchè ci fa credere che l'altro deve convertirsi, non «io»! Quindi la tentazione si vince accettando i propri limiti senza volerli superare in una via di inorgoglimento o di consumo (vedi il testo di Genesi), ma riscoprendo la propria relazione filiale con il Padre, con i fratelli. Il satana non chiede cose cattive, anzi, chiede tutto quanto noi vorremmo chiedere a Dio!!!
  1. Per cogliere quanto detto, è fondamentale sostare un attimo sulla conclusione della scena: dopo avere esaurito ogni tentazione si allontanò…fino al tempo fissato (il kairòs) che per Luca, chiaramente, è la Passione: lì il diavolo rientrerà in scena (Lc 22, 3; 22, 31; Lc 22, 39-46) fin che in 22, 53, all’inizio della passione troveremo: ecco, ormai, è l’ora delle tenebre; sarà l’ora in cui il male entra di nuovo in gioco. La passione è il vero compimento di questa lotta e, in qualche modo, come la soluzione di questa lotta. Gesù è posto di fronte a quella che sarà la lotta della sua esistenza: il suo diventare Figlio. Così sarà per il cristiano. La croce sarà l’epilogo: lì Gesù vincerà. Qui Gesù non vince, la partita è solo rimandata: Padre perdona… a Te mi affido: anche la Parabola del Padre misericordioso ha la conclusione che toglie ogni dubbio interpretativo!

COMMENTO AL SALMO 91

Signore, nostro sostegno e nostro rifugio (cf. v. 2),
donaci un'intelligenza penetrante
e una forza d'animo incrollabile,
perché non siamo preda dell'insidioso laccio del cacciatore
e non siamo spaventati dalla parola nemica (cf. v. 3),
ma, fortificati sotto la protezione delle tue ali (cf. v. 4),
non siamo atterriti dal "timore notturno" (v. 5)
dell'ignoranza
né schiacciati (depressi) dalla rovina (cf. v. 6)
della disperazione.
Fa' che non siamo interamente senza difesa
davanti all'assalto pubblico e violento
del "demone meridiano" (v. 6).
Così sarai glorificato nei tuoi doni,
tu che ci proteggi con la tua invincibile potenza.


Il Salmo 91 è la preghiera di chi, alla sera (ci sono tante sere nella nostra vita, a volte anche al mattino prima di iniziare la giornata) riflette, diremmo “fa crisi”, sulla propria giornata, all’arrivo della notte. Ripensa agli eventi della giornata, vede il bene e vede anche il male che ha compiuto; ricerca agli aspetti belli e anche quelli che tolgono la pace. Prima che arrivi il sonno dice al Signore: Mio rifugio, mia fortezza, mio Dio nel quale io confido… Sei tu, Signore, la mia speranza. Questo è il motivo unico del suo sperare: altri si appellino ai loro meriti – sembra bisbigliare davanti al Signore.

E mentre canta la sua fiducia nel Signore, ha ben chiari i pericoli attraverso i quali lui è passato e dovrà poi passare. E sa che questi pericoli possono essere affrontati, possono non schiacciarlo, solo se li attraversa in compagnia, confidando in Dio. Quali sono questi pericoli? Li esemplifica, in un linguaggio simbolico: * il terrore della notte* la paura del giorno* il flagello del mezzo-giorno*la peste nelle tenebre serali.

Notte, giorno, sera, mezzogiorno: l’orante sa che non esiste tempo senza prova. La vita è come una lotta spirituale. L’orante sa che nella vita incontra “avversari”, incontra “angeli”. Proprio come Gesù! Nella sua vita ha incontrato avversari (potere politico, religioso, economico, Pilato, i Sommi sacerdoti: sono le prove di cui ci parla Luca); ha incontrato Angeli (i discepoli, le donne, Lazzaro, angeli dell’ultima ora come Nicodemo).

CON LUI IO NELL’ANGOSCIA: non dimentichiamo questa promessa quando siamo nell’angoscia (nella sera!) e non illudiamoci di poter vivere senza momenti di angoscia. L’angoscia nessuno ce la toglie; neanche il Signore ce la può togliere, ma ci chiede  di poterlo sentire vicino nell’angoscia.

E’, dunque la preghiera della sera: l’orante consegna la sua vita nelle mani del Signore ripercorrendo davanti a sé quel frammento di vita che si conclude tra luci ed ombre; si affida a lui nelle ore notturne nelle quali non ha più potere conscio sulla propria vita.

E’ il salmo che scandisce l’ultima tentazione di Cristo. Gesù è messo alla prova nel segno del limite per eccellenza della condizione umana: il limite estremo, la morte. Questa lotta durerà tutta la vita. E questo salmo, interpretato, pregato da Cristo diventa invito forte a vincere la tentazione diabolica di usare Dio e la sua Parola per delle scorciatoie che mettono in ridicolo Dio stesso: in questo caso la Parola e la nostra preghiera anziché farci incontrare con Dio ci fanno incontrare con un idolo: sono diaboliche! Anche la preghiera può essere diabolica! Proprio così, quando ci divide, ci allontana da Lui! Ho pregato, non mi ha ascoltato: la mia preghiera mi ha separato da lui, me lo ha fattoi vedere con un indifferente. Piuttosto che pregare in quel modo è meglio tacere.

E’ questo il salmo tipico della Quaresima, ma insieme è il salmo di tutti i nostri 40 giorni, cioè di tutta la nostra vita. Nel senso che la nostra vita è vissuta sulla, con, come la vita di Cristo. Dalle tentazioni, cioè dalle prove della vita, alla risurrezione; sempre la Quaresima sfocia nella Pasqua. Sempre la nostra lotta ci potrà vedere anche sconfitti, anche abbattuti, ma mai quali reduci mutilati pronti a mutilare gli altri, bensì pronti a ricevere la salvezza promessa sotto forma di fedele misericordia ricevuta e, dunque, donata. Confidando, con tutte le nostre forze, anche e soprattutto al di là del visibile, nelle promesse di Dio rivelate in Cristo. Allora la preghiera – a questo ci porta il Salmo – cambia noi, non Dio! E noi lo incontreremo come realmente è: rifugio e salvezza nel quale confido…