Questo sito utilizza i Cookie per rendere i propri servizi semplici e efficienti per l’utenza che visiona le pagine del sito.
Gli utenti che visionano il Sito, vedranno inserite delle quantità minime di informazioni nei dispositivi in uso, che siano computer e periferiche mobili, in piccoli file di testo denominati “cookie” salvati nelle directory utilizzate dal browser web dell’Utente. Maggiori dettagli.

Dal libro del profeta Gioèle (Apri la versione PDF)

Così dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso,
lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda
e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion,
proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo,
indite un’assemblea solenne,
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo
e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
«Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra
e si muove a compassione del suo popolo. [2, 12-18]

Salmo 50

R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.

 

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Cor. [5,20-6,2]

Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

Dal Vangelo secondo Matteo

Mat. [6, 1-6,16-18]

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Propongo due stradine di riflessione

[1] E il Padre tuo, il vedente nel segreto, darà a te riposta alla tua aspettativa.

E’ ampio nelle tradizioni delle varie religioni il concetto di segreto. Nella tradizione ebraico-cristiana non ha niente di immaginoso, misterico, un qualcosa di sconosciuto che solo alcuni conoscono perché, appunto, per gli altri è un segreto.

Il segreto lo esprimo come uno spazio che si viene a creare in una relazione tra due persone e, quindi a maggior ragione, tra me e Dio. Io, uomo, sto cercando Dio e inevitabilmente arrivo ad un punto in cui debbo fermarmi in quanto io non sono attrezzato per andare oltre: né con la scienza né con l’immaginazione. D’altra parte, anche Dio mi cerca e, ad un certo punto, pure Lui si ferma, non va oltre, rispettoso della mia libertà. Questo spazio io lo chiamo il segreto tra me e Dio. E preciso: per Dio non c’è segreto ma per me sì!

Ora la mia tentazione è quella di invadere quel segreto, invadere lo spazio a Dio; in altre parole, mentre Dio si ferma perché mi rispetta, io quello spazio lo voglio occupare a mio piacimento. Come? Per essere fedele al Dio che io ho in mente, riempio quello spazio con preghiere, digiuni, elemosine: in questo modo io incontro Dio come a me sembra più giusto, non come Lui ha scelto di incontrarsi con me. Infatti Dio il suo spazio lo occupa con una PAROLA: Presenza che anch’io posso conoscere: suo Figlio. Dall’ascolto nasce l’incontro (Paolo). In questo modo io posso entrare nello spazio di Dio, nel segreto, come Lui desidera.

E dal momento che suo Figlio è il Vangelo, la Buona notizia, io entro nello spazio di Dio, nel suo/nostro segreto non con chissà quali alchimie (elemosine, digiuni, preghiere), ma stando in ascolto, aprendomi a Lui che si rivela a me nella sua Parola. Se io faccio l’elemosina – è solo un esempio – non è per incontrare Dio, ma perché l’ho incontrato e mi ha rivelato che in quello spazio, nel segreto, c’è ogni fratello che ha fame. Nel mio cammino arrivo a fidarmi che la sua Parola – suo Figlio – è il tesoro più grande: che il primo compito del vero cercatore di Dio è di lasciarsi cercare da Lui, di lasciar cadere questa Parola dentro questo segreto. (cfr. Kittel, Grande Lessico del Nuovo Testamento, Vol. V, pagg. 1117-1234)

Questo significa saper attendere Dio che si manifesti nel segreto, nello spazio che ci divide/unisce.

Vivere questo incontro/attesa è camminare nel deserto, in quanto non sappiamo dove e per dove Dio ci vuol condurre: diamogli ascolto affinché possa venire ad occupare Lui il nostro segreto e possiamo camminare verso la Terra (l’incontro definitivo) dove scorre latte e miele: là ci sarà lo svelamento completo! Così Dio domenica prossima ci rinnoverà la sua promessa per bocca dell’Autore di Deuteronomio. Al momento nella mia – nostra – vita non vedo scorrere latte e miele, è vero… Però qualche tazza di latte con qualche cucchiaino di miele per i mali di questa stagione (del calendario e della vita), questo sì, questo Dio non ce li lascia mancare, nonostante la nostra difficoltà a lasciargli spazio. In questo senso Quaresima è un tempo proprizio.

[2] 40 GIORNI: un Tempo donato
  1. La Quaresima è un tempo donato. Questi Quaranta Giorni, con questa caratteristica precisa:
    • rientrare in noi stessi…
    • aprirci alla ricompensa del Padre… (=scoprire la sua Presenza…)
    • Tempo di umanizzazione…

    questo tempo è assolutamente donato. Noi uomini ne abbiamo bisogno, non Dio; eppure noi non ce lo saremmo mai inventato, tanto è vero che pur essendo un dono, lo vediamo come un peso e facciamo fatica ad accoglierlo.
  2. E’ un tempo che inizia con l’imposizione delle Ceneri. La Cenere è frutto del fuoco che arde e purifica: è un rimando al nostro corpo che sarà cenere, ma una cenere destinata alla Risurrezione. Cospargere il corpo di cenere significa desiderio di cambiamento attraverso le prove, cioè il fuoco purificatore dell’amore. Significa anche prendere coscienza che il fuoco dell’amore di Dio – significato nel fuoco nuovo della Veglia di Pasqua – purifica il nostro peccato, il male che abita in noi.
  3. Pertanto non è un tempo di sacrifici richiesti da Dio: Dio non vuole sacrifici! Dio non vuole digiuni, semmai è chi ha fame che pretende che io digiuni! E’ il tempo in cui sperimentiamo quanto difficile sia essere persone umane: perché noi, persone pensate da Dio nella libertà, ci scopriamo incapaci di libertà !!! Ecco perché noi non ci saremmo mai inventato questo tempo!!!
    • Chi tra noi ha tanti anni: 40 giorni per imparare a riflettere serenamente sul proprio passato, scoprire l’intervento di Dio nella nostra vita, accettare i cambiamenti e le cose di fronte alle quali possiamo ben poco, fare il possibile per quelle che possiamo cambiare, a partire da noi stessi.
    • Chi tra noi è nel pieno vigore della vita: sposi, genitori, occupati e preoccupati nel lavoro, con figli da crescere, più direttamente a contatto con le scadenze del quotidiano… ricuperare il senso di Dio nella propria quotidianità, interrogarsi se è proprio così inconciliabile il lavoro e la famiglia con il percorso di fede personale e comunitario…
    • Chi tra noi è ancora giovane e sente il desiderio di sperimentare la vita, fare sempre esperienze nuove… il coraggio del limite nelle sfide richieste al proprio corpo, ai propri sentimenti, il coraggio di essere se stessi e non uno/a tra i tanti… la pazienza nello scoprire il proprio posto nella vita, la propria vocazione…
  4. In questo periodo indosseremo il vestito viola; eppure questo è un periodo bello, un periodo regalato, un periodo in cui possiamo fare un passo avanti nella nostra umanizzazione. Così come non canteremo l’Alleluia anche se Lui, il Signore risorto, è nostro compagno in questo difficile viaggio della vita. Desideriamo obbedire all’antica consuetudine della Chiesa. Ci ripromettiamo però che, quando a Pasqua accenderemo il fuoco nuovo, indosseremo il vestito bianco e canteremo ancora l’Alleluia sarà perché, anche se con fatica perché siamo deboli, avremo fatto un passo verso la nostra umanizzazione: davanti a Dio, davanti alla Comunità.
  5. Questi 40 giorni con l’Alleluia pasquale sono luce per tutta la nostra vita e non soltanto quel periodo che va dal 10 febbraio al 28 marzo.