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Dal libro dei Numeri (apri la versione PDF)

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Salmo 66

R. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.

 

 

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Maria donna dell’ascolto

Mi fermo su un passaggio del brano di Luca: «Maria teneva insieme tutte queste parole congiungendole insieme nel suo cuore». Ho riferito alla lettera il v. 19 del capitolo 2 di Luca perché, anche la semplice lettera del testo, è quanto mai parlante. Vediamo.

Maria teneva insieme tutte queste parole: Maria conosce i fatti; non solo ne è testimone, ma né è protagonista di primo piano. Ma i fatti da soli non bastano. Lei sa che c’è una Parola (panta ta remata = tutte le parole), quelle che ha sentito direttamente e quelle che ha ascoltato nel “rotolo”: queste le tiene insieme: è la Chiesa che rilegge le Scritture, mette insieme la Parola di Gesù e la Parola dei Profeti, della Toràh, dei Salmi.

Congiungendole insieme: cioè Maria mette a confronto le parole e i fatti, vede dove arrivano i fatti e dove arrivano le parole che ascolta. Maria ripensa i fatti congiungendoli con la Parola. Maria anticipa quella che sarà la lettura biblica dei Padri della Chiesa: legge la Parola con la Parola e mette a confronto i fatti con la Parola.

Nel suo cuore: non è operazione sentimentale, nemmeno operazione cerebrale; è operazione che riguarda tutta la persona. Dire “cuore” (contrariamente al nostro modo di dire e di pensare) è dire “tutta la persona” nella sua più profonda identità.

Quale immagine della Chiesa ci consegna Luca!!! Quanto poco amore – mi si perdoni lo sfogo – verso questa Donna! Come l’abbiamo tradita! Quando entriamo in chiesa, fermiamoci davanti all’icona di Maria: il rotolo in mano, gli occhi socchiusi: non è sufficiente vedere quello che succede per capire, bisogna congiungere quello che succede con le parole!

La Parola contiene misteri più profondi dei fatti. Tutto il Vangelo (Luca lo riferisce sia nel primo sia nel secondo libro) ci consegna queste parole da ascoltare, accogliere, conservare, combinare: combinare le parole tra loro e combinarle con i fatti della mia vita.

La nostra visione viene non semplicemente da un vedere con gli occhi ma dall’ascolto di queste parole. Solo alla fine, quando la visione sarà “faccia a faccia”, potremo contemplare i tasselli ora mancanti. Per il momento siamo ancora nel versante della croce, del chicco di grano che deve marcire per dare frutto.

Un tempo a noi donato

Dio, dunque, è entrato nel nostro tempo. Nella persona di Gesù, l’eternità e il tempo si sono incontrati.
Questo nostro tempo è visto come uno spazio, come un grosso contenitore in cui avviene la storia dell’uomo, la storia della salvezza; cioè il tempo diventa quello “spazio” in cui Dio e uomo si incontrano, si relazionano, si preparano – sono in esodo – alla pienezza, cioè al Regno.
Paolo, nella lettera ai Galati, (2° lettura) parla di “pienezza del tempo”. Il nostro è ormai un tempo pieno, non è più il tempo dell’assenza, del vuoto di Dio. Con Cristo è iniziato il tempo definitivo: noi continuiamo a vivere nel tempo ma sappiamo che questo tempo è ormai tempo di salvezza, tempo in cui l’uomo è dichiarato definitivamente “figlio”.
Io tengo insieme questa Parola e cerco di congiungerla con gli avvenimenti della mia vita: lascio che l’eterno illumini il tempo, mi rallegro alla notizia che il Padre cerca il figlio per una pienezza che sarà definitiva ma che è già iniziata: la mia attesa, pertanto, non è più vuota.

Un’altra chiave di lettura : Alcuni passaggi della Parola

  • La parola di Dio crea in chi l’ascolta un bisogno di mettersi in movimento, un bisogno di esodo, un bisogno di non stare fermo lì dove ho udito l’annuncio.
  • L’andare, l’attraversare la vita, mi fa incontrare l’uomo con il suo mondo, le sue attese, le sue tragicità e le sue bellezze.
  • Quando poi riparto, riprendo la vita dopo le varie esperienze, non riferisco semplicemente quello che ho visto; anzi, quello potrebbe anche risultare secondario. Riferisco quello che di quell’evento, di quella situazione, di quella persona, mi è stato detto.
  • La parola sugli eventi suscita stupore, meraviglia, in quanto a prima vista io non ho in mano gli strumenti per capirli, la chiave di lettura per interpretarli.
  • Giunto a questo punto del percorso, colgo l’importanza della meditazione, della contemplazione, della necessità di conservare, di non perdere la memoria.
  • Punto culminante di questo percorso; anzi, punto inverante (cioè mi dice se sto facendo un vero percorso di fede o mi sto illudendo) è la capacità di essere uomini e donne pasquali, capaci cioè di glorificare e lodare Dio, per tutto quanto abbiamo udito e visto.

Conclusione

La Pasqua di Gesù di Nazareth, dunque, è l’evento che io sono invitato continuamente ad ascoltare e a vedere (attraverso la parola che illumina gli eventi e gli eventi illuminati dalla parola) e a glorificare e lodare nella vita e, specialmente, quando con gli altri discepoli di Gesù di Nazareth ci ritroviamo a celebrare. L’Eucaristia (incontro di persone-eventi, ascolto della Parola, racconto-eucaristico della Cena, ripartire per andare a riferire quanto abbiamo udito e visto) diventa allora il vero culmine dell’esperienza del discepolo e la fonte da cui continuamente riparte per il suo esodo.