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[L’importante è avere un chiodo a cui appendere la giacca]
PREMESSA

Ho mantenuto alcune note prese dagli appunti degli anni passati. Ho aggiunto un invito ad entrare un po’ più dentro al testo di Matteo: Sentieri di contemplazione. Se non hai molto tempo, abbandona tutto il resto e fermati lì: è possibile, in compagnia di Gesù il Nazzareno, individuare qualche sentiero che ci possa introdurre al Mistero di Dio….???

Dal libro dell’Èsodo (Apri la versione PDF)

Così dice il Signore:
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 17)

R: Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. R.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. R.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato. R.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (1Ts 1,5-10)

Vi siete convertiti dagli idoli, per servire Dio e attendere il suo Figlio.

Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

Canto al Vangelo (Gv 14,23)

Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,34-40)

Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Ci prepariamo all’ascolto

Matteo continua la carrellata di personaggi che si incontrano con Gesù. Dopo il popolo, gli erodiani, i sadducei, è la volta dei farisei. Sono i custodi, gli interpreti della legge, della toràh per cui il discorso non può non cadere lì: si vuol discutere sul cuore della legge, su qual è il comandamento grande, primo. Quel Rabbi ha chiuso la bocca anche ai loro avversari (i sadducei: la questione era sulla risurrezione dei morti esemplificata dalla donna che sposa i sette fratelli). Questo fatto incoraggia uno di loro: …lo interrogò per tentarlo…Una domanda, cioè, che mira a sapere cosa pensa l’altro in modo da sapersi regolare… …qual è il comandamento grande? Cioè, dal momento che i precetti sono 613, quale ne è il cuore? Qual è il principio di tutte le leggi, quello che permette all’uomo di vivere? …amerai il Signore tuo Dio… Lo comprendiamo meglio a partire dalla prima lettura. E’ l’invito a far sì che la Toràh illumini, guidi, “dia vita” alla mia vita; invito a fare rendimento di grazie a Lui…Amare il prossimo: «non maltrattare l’orfano e la vedova, se prendi in pegno il mantello ridaglielo prima della notte…».. Indispensabile – in questo contesto – un accenno (solo un accenno) al come te stesso. Il prossimo non va amato come un assoluto! Ogni assolutizzazione è schiavizzante: va amato come amo me stesso e io mi realizzo amando Dio. Quindi amo veramente il prossimo se lo aiuto ad amare Dio, quindi ad essere pienamente se stesso, quindi libero: in relazione filiale con Lui! Amo il prossimo se so “condividere”, cioè farmi come lui! In altri termini: se voglio vivere felice, se voglio abitare la terra, in quelle parole trovo una strada, trovo la spiegazione. Importante: interrogato sul primo, Gesù lo completa con il secondo! …con tutto il cuore: se il mio cuore è pieno di altri amori più forti, chiaramente il più debole viene eliminato… …con tutta la vita…: è nelle scelte della quotidianità che la relazione si manifesta… …con tutta la mente…: l’amore è cieco, il suo occhio è la mente… …grande e primo…il secondo… C’è un primo e un secondo. L’amore con cui mi relaziono con l’altro è simile a quello con cui mi relaziono con Dio. Il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo non sono la stessa cosa: …è simile al primo… Non posso stare dalla parte di Dio a scapito dell’uomo; non posso stare dalla parte dell’uomo a scapito di Dio. Ma non è lo stesso comandamento, è simile. E…da questi due dipende la legge…Abbiamo trovato il cuore della Toràh

Sentieri di contemplazione

Primo: AMARE DIO = Grande Comandamento

Secondo: AMARE IL PROSSIMO = simile al Primo

Siamo sul limitare del Mistero di Dio e dell’uomo! Possiamo entrare? Sì, seguendo Gesù di Nazareth! E’ l’avventura più autenticamente umana, perché è avventura cristiana!

Questo è fuori dubbio un apax, un momento vertice della rivelazione biblica. Le reminiscenze bibliche sono tali che mi invitano a sostarvi un po’. Nei Vangeli, nelle lettere di Giovanni, di Paolo l’amore di Dio è un annuncio privilegiato. L’amore di Dio, “agapico”, cioè gratuito, rivelato nei 33 anni di Gesù, ha come obiettivo quello di fare entrare noi nel suo Mistero, cioè nella sua Vita. Tutto questo lo possiamo intravedere nelle parole e nei gesti umani di Gesù di Nazareth. Giovanni, riflessione più matura, sembra sintetizzare tutto questo così: «Rimanete nel mio amore…» (Gv 15, 9b): l’amore a Dio, l’amore al prossimo.

Abbiamo uno squarcio sull’infinito, l’inafferrabile, l’indicibile: il MISTERO DI DIO. Gesù è a Gerusalemme e sta parlando nel tempio. Matteo registra lunghi dibattiti-scontro con i capi religiosi prima di incamminarsi decisamente alla Passione. Al cuore di questi dibattiti-scontro troviamo il nostro brano. Come dire: il riassunto della Toràh, di tutti i discorsi e gli annunci che io vado facendo, si riassumono lì e io li renderò visibili andando a morire in croce. Qui abbiamo il compimento della Toràh, la rivelazione massima, ultima del Mistero di Dio: Dio che condivide con l’uomo anche la morte!

Guidati da Gesù di Nazareth chiamato il Cristo, il Messia, in attento ascolto della sua Parola, noi siamo condotti fin sulla soglia del Mistero, di Dio e dell’uomo: l’amore è capace di attraversare anche ciò che a noi sembra assurdo (Gesù in Croce rivelazione definitiva di Dio?!). L’assurdo –esperienza umana tra le più laceranti ma anche tra le più comuni – attraversa l’esistenza ma, a sua volta, l’amore può attraversare ciò che è assurdo e ha il potere di trasformarlo in mistero. Gesù è venuto a raccontarci che il mistero è abitabile: Rimanete nel mio amore! Amando come Cristo, sull’esempio di Cristo, io abito nel Mistero di Dio, sono coinquilino di Dio; e l’assurdo abitato in compagnia di Gesù il Cristo perde la sua capacità lacerante! Nel Mistero si può abitare, il Mistero non va esaurito. Tanto più ci entriamo tanto più ci affascina, ci attira e…ci rivela distanze!

Perché Dio non cessa di essere Mistero, così come non cessa di essere mistero l’assurdo, l’immensa vulnerabilità di Dio (dell’Amore!!!) e dell’uomo. Più si entra, più si approfondisce, più diventa affasciante e invitante. Guai se in una relazione d’amore si arriva al punto in cui si dice: Ti conosco! L’altro/l’Altro è sempre oltre la mia conoscenza e solo così io posso vivere una relazione che non sia consumo, ma una relazione che sia accoglienza, scambio reciproco…attraversamento dell’assurdo: L’AMORE CROCIFISSO DI DIO!

Riascolto la Parola

  1. E’ una premessa. Questi testi, peraltro stranoti, hanno bisogno di attualizzazione: non di aggiunte, ma di attualizzazioni. Userò il termine “comando, comandamento” in quanto termine noto e per noi ricco di memoria, lo userò però nel senso di “spiegazione” convinto che Dio non ci comanda un bel niente ma, proprio secondo la logica dell’amore, si preoccupa di tenere viva la relazione tra di noi spiegandocene le modalità, il significato, la bellezza. E’ indubbiamente sorprendente, e bello, la spiegazione che Dio ci dà: «Ti do una spiegazione, grande, terribile e anche faticosa: cerchiamoci, cerchiamo di spiegarci…»! La legge tutto può imporre fuorché di amare. Noi non siamo fatti per amare e nemmeno sappiamo cosa significhi amare! Non è forse la parola più maltrattata della storia?! In Gesù di Nazareth, Toràh fatta carne, Dio ha voluto rivelarci le grandi coordinate dell’amore e, quindi, del senso della vita: Lui ce ne ha dato spiegazione (Gv 1, 18).
  2. Occorre un PRIMUM, un punto di riferimento forte; ci sia – per utilizzare l’espressione di un grande saggio – il “punto di Archimede”: «Datemi un punto di appoggio e io vi sollevo il mondo». Un punto di riferimento forte, dunque, non una intenzione, un desiderio. Perché? Perché chi ha sete va a cercare acqua e chi non ha sete non ci va, semplicemente! Perché l’innamorato fa certe cose che chi non è innamorato non solo non le fa, ma nemmeno riesce a capire perché qualcuno le faccia! Un detto rabbinico dice: «Occorre un chiodo a cui attaccare la giacca». Perché non faccio progressi nella fede, nella mia relazione con il Signore? Perché mi sembra tutto così lontano, così vago? Rispondo: perché non ho tempo; perché non ho ancora capito bene; farò... mi deciderò... «Non ho sete». «Ma devi bere!» «No, è inutile, è tempo perso…non ho sete!». Queste sono le mie risposte. Il vero “perché” è che alle mie spalle o, meglio, davanti a me non c’è un TU, non c’è Dio, non c’è una scelta; c’è un desiderio, c’è un “sarebbe bello”... Questo è il motivo della mia fede corta: con Dio non ci siamo scelti. Nessun comandamento mi potrà convincere! Capita così a volte tra un uomo e una donna: stanno insieme, si frequentano, fanno finta, cercano di amarsi... ma non ce la fanno: probabilmente non si sono mai veramente scelti!
  3. L’amore gratuito, è vero, è un apax nelle nostre vite, un vertice: questo è il senso del verbo agapao usato da Matteo. E solo Dio sa stare al vertice! Ma perché Dio si fa conoscere, cerca l’uomo, si fa suo compagno di viaggio…nel Figlio, nell’orfano, nella vedova… se non perché l’uomo diventi veramente uomo?! Ancora una volta: questo non potrà mai essere un comando. Io mi sonno mai scelti con Dio?

ENTOLE’/ENTOLAI

Nel mondo greco, spesso usato al plurale, indica il comando di un potente; indica il comando divino; indica anche insegnamento pedagogico. Entolè è il termine preferito dai traduttori greci della LXX quando incontrano il sostantivo ebraico Toràh. Questo termine deriva da un verbo che sottolinea la bellezza e l’importanza dell’esplorare, dell’indagare, del cercare. Le varie traduzioni dalla LXX fino al termine italiano “legge” probabilmente non rendono giustizia al senso dell’originale ebraico. Il brano dell’ebreo Matteo lo sta a documentare.  Come è possibile impostare una relazione vera, profonda, autentica con Dio basandola su di un “comandamento”?! Nemmeno Dio può comandarmi di amarlo e men che meno di amare il prossimo! Il rapporto con Dio, una vita di fede autentica sta nel cercarsi continuamente, nell’intravedere la bellezza dello “stare qui”. Nel cuore dei cinque Libri della Toràh (Deut 6, 3) troviamo scritto così: «Conservali…  perché siate felici e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto». Dio, come un Padre, ti dà delle spiegazioni, perché tu viva felice!