Questo sito utilizza i Cookie per rendere i propri servizi semplici e efficienti per l’utenza che visiona le pagine del sito.
Gli utenti che visionano il Sito, vedranno inserite delle quantità minime di informazioni nei dispositivi in uso, che siano computer e periferiche mobili, in piccoli file di testo denominati “cookie” salvati nelle directory utilizzate dal browser web dell’Utente. Maggiori dettagli.

NOTA:
Vista la sospensione di tutte le celebrazioni, offriamo, a chi lo desidera, la possibilità di celebrare La Parola in casa con la famiglia. A tal scopo abbiamo preparato una traccia da seguire che è possibile aprire o scaricare dal seguente link: traccia per la celebrazione in famiglia.

Troverai vari spunti di riflessione. Ti invito a fermarti sull’ultimo capitoletto: [C] IL RACCONTO DI LAZZARO NELLEA RIFLESSIONE DI J.P. MEIER, con particolare attenzione al paragrafo sottolineato. Buon fine-Quaresima e buona Pasqua.

Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 37,12-14) (Apri la versione PDF)

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 129)

R. Il Signore è bontà e misericordia.

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora. R.

Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe. R.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,8-11)

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11,1-45)

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio d! i Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 [A] SE TU FOSSI STATO QUI... 

Gesù e Lazzaro: luce intensa sul cammino quaresimale

La Liturgia ci ha fatto sospirare questo incontro: lo aspettavamo fin dall'inizio della Quaresima quando, nel deserto, Matteo metteva in bocca al satana il «se» che Giovanni mette in bocca prima a Marta poi a Maria: Se tu fossi stato qui… In questi giorni di epidemia, sentiamo ancor più vere, ancora più nostre queste parole.

Giovanni ama raccontare per sovrapposizione, ci siamo abituati: un cieco diventa vedente mentre dei vedenti diventano ciechi. La morte di Lazzaro: l'amico Lazzaro è ammalato, tuttavia Gesù lo lascia morire; Gesù è il Figlio prediletto ma il Padre che ama tutti non fa niente per strapparlo alla morte. Nella reazione dei Giudei nel constatare il pianto di Gesù sull'amico morto intravediamo in tutta la sua "verità" la situazione dell'uomo che ragiona così: «Dio ama l'uomo, eppure non fa niente per sottrarlo ai suoi problemi, in particolare alla morte: come mai? perchè?». Allo stesso modo l'uomo legge la vicenda di Cristo: «E' Figlio di Dio, amato da Dio: allora perchè la croce?». E l'intervento delle sorelle di Lazzaro, prima l'una poi l'altra, fa da cassa di risonanza a questo interrogarsi che attraversa la vita dell'uomo: Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Non è la negazione nè di Dio nè di Cristo: è il dubbio su Dio, quindi su Cristo, sul suo reale condividere l'umanità dell'uomo. Ancora una volta la tentazione è lì: Se Tu fossi stato qui... come dire: Tu Dio sarai Dio per me soltanto quando ti presenterai Dio come aspetto io... E Giovanni svela, rivela chi è Gesù e che si prende cura dell'uomo: Gesù è Signore della vita, più forte della morte: e per garantire questo richiama in vita l'amico Lazzaro. Però si premura subito di ribadire che nemmeno il miracolo di Lazzaro è sufficiente per dipanare ogni dubbio. Allora l'unica strada che si apre al credente è sintetizzata così: Non ti ho detto che, se credi,vedrai la gloria di Dio? E' l'esperienza che ha fatto la Samaritana; è l'esperienza che ha fatto il cieco; è l'esperienza che ha fatto lo stesso Cristo. E' esagerato affermare che Cristo, per primo, aveva in sè l'interrogativo della morte e della croce? Di un Dio così potrei anche fidarmi!!!

La vicenda di Lazzaro e la vicenda di Cristo, la vita dell'uomo e la croce di Cristo, dunque, sono come due scatole cinesi: l'una dentro l'altra. Sono due scandali, l'uno dentro l'altro; si illuminano e si rafforzano vicendevolmente.  L'esistenza dell'uomo si risolve con la croce: se ti manca il senso della croce non trovi più un senso all'esistenza umana: perchè la croce è la rivelazione in profondità del comportamento di Dio: perchè l'amore sembra sconfitto e invece non è vero. Nell'esistenza dell'uomo l'unica chiave che fa cambiare panorama di vita è la croce. Hai la sensazione che l'amore sia sconfitto ma in realtà risorge (guai predicare la croce senza la risurrezione!!!): allora nella tua vita puoi dire che c'è un senso. Se tu non accetti questo, allora chiudi gli occhi, accetti la sconfitta, ti rassegni o ti disperi, te la prendi anche con Dio, la lista dei tuoi se diventa infinita...

Il Padre non abbandona il Figlio, Gesù non abbandona l'amico, Dio Padre non abbandona te: anche se perdi da tutte le parti, anche se hai l'impressione che quello che fai è sprecato, anche se vai verso la morte e Lui non è qui. Il dramma dell'uomo trova nella morte-risurrezione di Cristo il suo centro propulsore. Il racconto dell'incontro di Gesù con Lazzaro ci permette di leggere la croce di Cristo come il modo più espressivo dello scandalo dell'esistenza: è lo specchio della tua vita. Questo racconto fa parte di quel sta scritto a cui anche tu sei invitato a fare appello nel cammino dei tuoi quaranta giorni, in attesa della Pasqua: non soltanto quella del 12 aprile.

«Padre, ti ringrazio...».

[B] IO SONO la risurrezione e la vita

Io Sono (in greco ego eimi, in latino ego sum), è una espressione biblica che si riferisce a Dio, tanto nell'Antico Testamento ( Io-sono-colui-che-sono: così viene tradotto il sacro tetragramma o Nome impronunciabile di Dio) quanto nel Nuovo Testamento.

Nell'Antico Testamento

La rivelazione Io Sono si trova in primo luogo nel libro dell'Esodo (Es 3,14-15): “Dio disse a Mosè: «Io sono Colui che sono!». Poi disse «Dirai agli israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi».”.

Nel Nuovo Testamento

Questo appellativo viene utilizzato da Gesù per designare se stesso; è citato 4 volte e solo nel  Vangelo secondo Giovanni:

Gv 8,24 “ … se infatti non crederete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”

Gv 8,28 “Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e …»”

Gv 8, 58 “Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono»”

Gv 13,19 “Ve lo dico fin d’ora prima che accada, perché quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono”

Il Vangelo di Giovanni affianca a questa autorivelazione assoluta sette autorivelazioni nominali (fornite del predicato nominale):

“Io sono il pane della vita”

“Io sono la luce del mondo”

“Io sono la porta (del gregge)”

“Io sono il buon pastore”

“Io sono la risurrezione e la vita”

“Io sono la via, la verità e la vita”

“Io sono la vera vite“

Nell’Apocalisse troviamo anche “Io sono l’alfa e l’omega” (Ap 1,8) e “Io sono il primo e l’ultimo” (Ap 1,17) e “[Io sono] il Vivente” (Ap 1,18).

Nella cristologia

E’ di fondamentale importanza poiché pone Gesù allo stesso piano di Dio, del quale è Figlio.

Tutto quanto nelle Scritture si dice di Dio, Giovanni lo dice di Gesù di Nazareth, il suo Profeta, il suo Unto (Cristo) – Messia, l’Io sono venuto a calpestare le nostre stesse strade. Mi accorgo di trovarmi davanti al vertice della riflessione biblica. Rivelazione da contemplare, da pregare, da…tacere! Per aiutare te e me a tacere riferisco una riflessione di Giovanni Vannucci.

Il punto centrale del brano di Gv 11,1-45 non è tanto il ritorno alla vita di Lazzaro morto, quanto le parole rivolte da Cristo a Marta: «Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se morto, vivrà».

«Io sono la risurrezione e la vita»; cos’è la risurrezione, cos’è la vita? Sono due termini che si oppongono alla morte come suo superamento, la risurrezione, o come sua negazione, la vita; oppure essi ci aiutano a una comprensione più accurata e profonda delle realtà della vita che tutti stiamo vivendo? La vita non potrebbe essere senza la morte, come la luce non è senza l’ombra, la vita è un’implacabile successione di morte e risurrezione. La pianta cresce, fiorisce, produce frutti, appassisce e muore depositando in terra il seme che riprenderà il ciclo vitale. Il fiore è insieme la morte della gemma e la risurrezione di questa in una più affascinante forma. Il ciclo della vita di ogni vivente è un’incessante successione di vita-morte-risurrezione. La vita è permanente, le forme sono periture ed effimere. A questa visione concreta ci richiama Cristo.

[C] IL RACCONTO DI LAZZARO NELLA RIFLESSIONE DI J.P. MEIER

La magistrale scena drammatica di Gesù e della donna samaritana al pozzo, la guarigione e il successivo ‘processo’ dell’uomo nato cieco, questo racconto di Lazzaro mostrano che l’Evangelista è un compositore eccellente di racconti densi di suspense (l’assurdo atteggiamento dei giudei che reagiscono decretando la morte di Gesù). Anche qui, Giovanni è alle prese con una tradizione che sta cercando di rielaborare, ma che comunque non è una composizione totalmente sua.

Lazzaro è riportato indietro alla sua vita di un tempo, alla vita umana ordinaria, con il suo inerente pegno di morte. Significativamente, egli esce dalla tomba ancora coperto delle sue fasce funebri, di cui avrà bisogno di nuovo. In altre parole, nonostante tutto lo stupore che suscita, il ‘risuscitamento’ di Lazzaro, preso in sé, resta a livello di ‘segno’, un beneficio materiale la cui importanza ultima non consiste nel segno stesso, ma in ciò a cui esso rimanda: la risurrezione di Gesù, che lascerà nella tomba i suoi panni sepolcrali, perché non morirà mai più. La vittoria sulla morte avviene soltanto attraverso la morte. Attraverso la morte sulla croce, Gesù non tornerà indietro, ma piuttosto andrà avanti e ascenderà alla pienezza della vita, una vita che egli darà a quelli che credono in lui.

Nei racconti di ‘risuscitamento’ a noi oggi non è più possibile risolvere la questione su cosa sia realmente accaduto. Quello che risulta chiaro è che un fatto reale (quale?) accaduto ad un discepolo si è sviluppato lungo i decenni fino a diventare un grande capolavoro teologico dell’evangelista Giovanni. Diversamente non sarebbe comprensibile il silenzio dei Sinottici su questo episodio. Nella tradizione primitiva il ‘risuscitamento’ di Lazzaro non era una delle cause principali dell’arresto e della passione di Gesù. Questa connessione è una creazione del quarto evangelista. [J. P. Meier – UN EBREO MARGINALE – Vol. 2 – pagg. 971-1024].