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L’alleanza (Apri la versione PDF)

Per comprendere la Quaresi­ma, occorre guardare alla sua meta: la Veglia pasquale. Nel­la notte di Pasqua si comprende il senso del cammino che la Chiesa ha percorso nei quaranta giorni del tempo quaresimale. Un itinerario che la Chiesa, e in essa ogni battez­zato, compie sotto l'azione dello Spirito, per giungere a rinnovare la sua professione di fede. Ma qual è il percorso? È un cam­mino molto ricco e vario, nel quale possiamo cogliere diversi stimoli, mettendoci in ascolto della Parola. Nell'anno B, i brani evangelici pre­sentano principalmente il tema pasquale mentre le prime letture, trat­te dal Primo Testamento, sono caratterizzate dal tema dell'alleanza.

Tutta la relazione tra Dio e Israele è basata sull’alleanza: è un patto in cui vengono definiti gli impegni di Dio verso il suo popolo e gli impegni del suo popolo verso Dio. Israele purtroppo non è mai stato fedele ai suoi impegni. Il libro dell’Esodo racconta che proprio mentre sul Monte Dio sta consegnando a Mosè il “Patto di alleanza” (noi diciamo i 10 comandamenti), ai piedi del Monte il popolo, dimenticando Dio, riprende ad adorare gli dei conosciuti in Egitto (Noi diciamo il vitello d’oro). Dio, però, non punisce il popolo infedele: attraverso il perdono rinnova il “Patto di alleanza”. Dio non può fare altro che mostrarsi misericordioso… e il popolo? Può solo confidare nella misericordia di Dio e, riconoscendosi peccatore, invocare il suo perdono!

Israele allora fissa un giorno, il giorno di Yom Kippur, in cui celebrare la misericordia di Dio: l’uomo che rompe il “Patto di alleanza” dovrebbe pagare con la vita il suo peccato; Dio gli permette di uccidere un animale e offrirlo a Lui invece della propria vita. Con gli ultimi profeti, soprattutto con Ezechiele, questa idea cambia completamente. Durante l’esilio a Babilonia, Ezechiele cerca di consolare gli esuli che si sentono puniti da Dio per avere rotto il “Patto di alleanza”. Infine giunge alla conclusione che il “Patto di alleanza” può stare in piedi solo perché Dio è fedele. Dio, certo, continua a sperare che il popolo rimanga fedele, ma Dio sa che in realtà il popolo non sarà mai fedele. Il perdono Dio come ce lo concede? In un’alleanza in cui Lui solo si impegna: manda suo Figlio: è Lui che porta i peccati del mondo e quindi toglie i peccati che pesano su di noi. Questo annuncio sta al cuore del cristianesimo, ma è talmente scandaloso che ancora oggi fatichiamo a comprenderlo, e la Chiesa non è mai riuscita a portare davvero questa verità. È strano per noi che ci sia veramente questa possibilità per Dio di perdonarci tutti i peccati; anzi, che già ce li abbia perdonati nella Pasqua di suo Figlio Cristo Gesù.

Ecco l’agnello di Dio che porta i peccati del mondo: l’unica salvezza di cui facciamo esperienza nella nostra vita è proprio questa: noi siamo dei perdonati! Questo è l’itinerario quaresimale/pasquale che quest’anno la Chiesa si propone!

 

Prima domenica

«IO STABILISCO LA MIA ALLEANZA CON VOI»

La prima alleanza che incontriamo è quella legata al racconto del dilu­vio e a Noè (Gen 9,8-15). In questa della Genesi possiamo intravedere una domanda: «È possibile ricominciare?». Dio ha creato tutto per la vita e la benedizione; ma volgendo il suo sguardo sulla terra vede che tutto è male (Gn 6,5). Di fronte a questo spettacolo «il Signore si pentì di avere fatto l'uomo sulla terra» (Gn 6,6). Dio aveva separato per creare, ora con il diluvio è la confusione e la distruzione. E' necessaria una nuova creazione! E Dio, di fronte al male dilagante, per il fatto che trova «un giusto», Noè (Gn 6,8), ancora interviene con il suo perdono. Alla fine del diluvio, quando la vi­ta ricomincia, Dio sì impegna a non punire più l'umanità con la distruzione. Per questo pone un segno nel cielo, il suo arco appeso alle nubi: non se­gno dì guerra ma segno del patto che Dio ha concluso con l'umanità. È possibile ricominciare? Il testo della Genesi afferma di sì, fondan­do questa certezza sull'impegno unilaterale di Dio nella ferma vo­lontà di non distruggere più la crea­zione uscita «bella» dalle sue mani. Così possiamo leggere anche le no­stre personali e comunitarie lonta­nanze da Dio e dall'Evangelo: non la fine di tutto, ma una nuova crea­zione, resa possibile dalla presenza di un solo Giusto, che trova grazia agli occhi del Signore.

Seconda domenica

«IO TI COLMERÒ DI BENEDIZIONI»

La prima lettura inizia così: In quel tempo Dio fece un test ad Abramo… (Gen 22,l-2.9a.l0-13.15-18). Questo brano – stupendo e misterioso – mette al centro principalmente due temi: il test (la prova) e l'a­scolto/obbedienza. Nella Bib­bia la prova serve all’essere umano per scoprire cosa c’è nel suo cuore. È no­to il testo di Dt 8,2: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto per (...) metterti alla prova, cioè per sapere quello che avevi nel cuore». È nella vita e per come viviamo che manifestiamo ciò che abbiamo nel cuore. Un secondo tema è quello dell'ascolto/obbedienza. Abramo è chiamato a lasciare il suo passato, i suoi progetti, per ricevere il futuro che Dio ha preparato per lui. Solo nell'ascolto è possibile vivere la «prova» della vita senza ripiegarsi su di sé, ma lasciando lo spazio necessario a Dio per realizzare la sua promessa. L'ascolto e l'obbe­dienza sono fonte di benedizione, quindi di vita (Gen 22,17). Se la «prova» rivela ciò che abbiamo nel cuore, l’«ascolto» è ciò che può sanare il nostro cuore e aprirlo ai progetti di Dio.

Terza domenica

«IO SONO IL SIGNORE TUO DIO»

Es 20,1-17: il testo del decalogo inizia così «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile». Con un linguaggio nostro, potremmo dire così: Uomo, sta’ bene in ascolto: io da sempre ti vengo a cercare per liberarti da ogni tipo di schiavitù. Vuoi restare libero? Io ti indico la strada presentandoti 10 proposte: vedi tu?! Io mi deciderò a seguire il Signore solo quando riuscirò a capire che quello che mi propone è per la vita, per la mia/nostra vita, perché sia bella. Se quelle proposte io continuo a vederle come dei “comandi”, io continuerò a scappare da Dio verso le mie schiavitù!!! La Quaresima è il tempo nel quale innanzitutto facciamo memoria delle meraviglie che Dio ha com­piuto per noi e in particolare risco­prire il nostro battesimo, come evento fondamentale nel quale ri­conoscere l'amore di Dio per noi e la vita nuova che ci è stata donata gratuitamente. Queste dieci indicazioni (decalogo= dieci parole) noi le vediamo realizzate concretamente nella vita di Gesù di Nazareth.

La quarta domenica

«PERCHÉ AVEVA COMPASSIONE DEL SUO POPOLO»

La prima lettura è dal Se­condo Libro delle Cronache (2Cr 36,14-16.19-23), l'ultimo libro del canone ebraico. Si tratta di una contemplazione della storia nella qua­le Dio non ha mai mancato di man­dare i suoi profeti a richiamare il po­polo alla conversione. Una lunga storia d'instancabile premura alla quale sembra rimandare Gesù quando racconta la parabola dei vi­gnaioli omicidi.

L'alleanza a cui si fa riferimento è quella con Davide. Il Signore non viene meno alla sua fedeltà nem­meno davanti alla continua tra­sgressione da parte della stirpe da­vidica. Addirittura si sceglie, come strumento di liberazione, un re stra­niero, Ciro. La fedeltà di Dio alla sua Parola non può essere distrutta da nessuna trasgressione umana. Dio è sempre fedele. Le vie di questa fe­deltà a volte percorrono sentieri che noi non ci saremmo mai aspettati, non disdegnando alcun mezzo pur di venirci incontro e di rinnovare il patto con noi.

La quinta domenica

«PORRÒ LA MIA TORAH NEL LORO CUORE»

Nell'ultima domenica di Quaresima troviamo la profezia di Geremia sul­l'alleanza che viene definita «nuo­va» (Ger 31,31-34). Con questa let­tura il nostro sguardo non è più proiettato al passato, al rinnova­mento dell'alleanza che Dio ha sempre operato in favore del suo popolo e dell'umanità in momenti ben precisi e in interventi di salvez­za particolari, ma al futuro. L'alleanza è «nuova» non perché ab­bia destinatari differenti da quelle passate, né una Torah diversa. La Torah è la stessa, il suo insegna­mento non cambia contenuto, cambia il modo con cui viene tra­mandata: non più scritto sulla pie­tra, ma sul cuore, non più un inse­gnamento esteriore, ma donato in­teriormente: cuori nuovi, cuori dì carne. "Donerò la mia Torah nel loro intimo, sul loro cuore la scriverò" (Ger 31,33b). Ezechiele nella Veglia pasquale dirà: "Vi darò un cuore di carne" (Ez 36,26b), un cuore capa­ce di amare. Siamo connaturali a Dio.

...È RISORTO…

Nelle prime domeniche, nella Domenica delle Palme e nella Veglia Pasquale verrà proclamato il Vangelo di Marco. Marco, per primo, scrive un racconto su Gesù: questo racconto viene chiamato Vangelo. Siamo a Roma, attorno all’anno 65 circa. Marco non è un discepolo di Gesù ma amico di Pietro. Da lui ha ascoltato le parole e gli avvenimenti della vita di Gesù. Con Marco, altri desiderano conoscere Gesù e ricevere il Battesimo. Sono i catecumeni. Il Vangelo di Marco veniva letto per intero la notte di Pasqua, durante la solenne Veglia. È proprio durante questa Veglia che i catecumeni venivano battezzati. Battezzare, infatti, significa immergere nella morte e nella risurrezione di Gesù.

Nel suo racconto, Marco dice che davanti alla tomba di Gesù c’è un giovane vestito di bianco il quale saluta le donne impaurite in questo modo: Non siate spaventate! Voi cercate Gesù Nazzareno, il Crocifisso: è risorto, non è qui…ma andate e dite ai suoi discepoli che egli vi precede in Galilea: là lo vedrete… (c 16, 6-7). Molti studiosi di Marco affermano che quel giovane vestito di bianco è proprio l’ex catecumeno che è appena stato immerso nelle acque del Battesimo.

Questo annuncio è per noi che, nel cuore della solenne Veglia Pasquale, siamo invitati a rinnovare le promesse della nostra immersione battesimale. Perché andate in Galilea? Perché Gesù ha iniziato la sua vita e la sua predicazione dalla Galilea. Come dire: ascolta e medita quello che hai ascoltato durante la Veglia Pasquale; in questo modo potrai conoscere Gesù di Nazareth e, pian piano, imparerai ad essere anche tu suo discepolo.

Noi battezzati, discepoli ma sempre dubbiosi e incapaci di fidarci e affidarci a Cristo (come i primi discepoli!!!) siamo invitati, a partire dalla Veglia Pasquale, a ripercorrere la stessa strada, di anno in anno, fino alla nostra ultima Pasqua!

IN MEMORIA DI ME

Nella Veglia pasquale ritroveremo l'espressione «nuova alleanza» nel racconto della Cena. Giunti al culmine del nostro cammino quaresimale, ricordando i gesti che il Signore ci ha lasciato per custodi­re la sua memoria viva in mezzo a noi, comprendiamo, alla luce delle tappe percorse durante la Quaresi­ma, il senso della sua e nostra Pa­squa. Con i gestì e le parole dell'ul­tima cena Gesù interpreta il dono della sua vita sulla croce come «nuova alleanza». In lui, celebrando la sua memoria, anche per noi l'alleanza diventa nuova e possiamo camminare in novità di vita: è la celebrazione del­la Pasqua e di ogni Eucaristia.

NOTA

Dentro l’espressione Dio ha detto, Dio dice, Dio manda a dire… debbo vedere non tanto una parola diretta, “vocalizzata” da parte di Dio, ma l’espressione della fede maturata in questo periodo da parte di una comunità che vive in quel periodo, in quel momento storico. Di qui noi deduciamo la perenne giovinezza della Parola Vitale registrata nella Bibbia: la comprensione – specialmente a partire da Gesù Cristo – non è mai scontata una volta per sempre.  

SEGNI PER CELEBRARE:

  1. Un unico segno che accompagna tutto il Cammino quaresimale: una scritta, ben curata e visibile, possibilmente nelle vicinanze del Fonte Battesimale: SABATO, 30 MARZO, ORE 22,30: VEGLIA PASQUALE. Ovviamente il tema va ripreso nelle Liturgie, da parte di chi Presiede, quindi anche di chi prepara le singole Celebrazioni; va ripreso nelle catechesi dei vari gruppi. Potrebbe essere l’unico segno, per non disperdersi. Approfittando della Quaresima che ha a tema l’Alleanza, riproporre fortemente la Centralità della Veglia Pasquale: come conclusione del Triduo, come centro di tutto l’Anno Liturgico.
  1. Se si vuole sottolineare le singole domeniche:
  • Prima domenica: un arco: Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. (l’arco era il principale strumento di guerra:
    Dio fa pace con tutta la creazione: l’arcobaleno unisce cielo e terra)
  • Seconda domenica: uno zaino con alcuni tronchetti di legna… pronti a partire…
  • Terza domenica: Su due tavole la scritta: Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dei di fronte a me.
  • Quarta domenica: Un’immagine di “umanità” che sale, in cammino, con la scritta: Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!
  • Quinta domenica: Le due tavole e, di fianco, un cuore…porrò la mia legge dentro di lo loro, la scriverò sul loro cuore…
  • Domenica delle Palme: …ramoscelli di olivo…